PORTICI - Allo sfascio il sistema delle ville vesuviane. Appena vanno via funzionario e geometra della soprintendenza di Napoli, la pala meccanica smantella e polverizza - in barba alla disposizione del soprintendente Gizzi di mettere nel cortile i pezzi caduti - la facciata di Palazzo Lauro Lancellotti, crollato nel giorno dei festeggiamenti per i 150 anni dell'unità d'Italia. Speriamo sopravvivano i due grandi tondi in stucco con genietti ai lati del portone. La sua "caffeaus" sul mare è in un dipinto di Fergola sull'inaugurazione della ferrovia Napoli-Portici.
Un disastro annunciato e tanti altri intorno. A due passi, territorio di San Giorgio a Cremano, la facciata col vaiolo di Villa Pignatelli di Montecalvo, sorretta da puntelli ormai storici, soffre del male opposto alla villa della principessa Natalia appena caduta. La nobildonna voleva donare l'edificio disabitato, inclusa nell'elenco delle 122 ville vesuviane, ai seguaci di monsignor Lefebvre che non seppero che farsene. La villa Pignatelli di San Giorgio al contrario è un alveare, persino iper-abitata per le sue possibilità. "Il problema - dice il soprintendente Gizzi - sono le ville private, quelle pubbliche sono state quasi tutte recuperate. Per le private il ministero può intervenire solo in rivalsa, ma i tempi sono lunghissimi. Da anni segnalavamo il degrado alla proprietà e al Comune". Tuttavia troppo spesso l'aggettivo privato funge da alibi per lo Stato noncurante. E in questi ultimi anni bondiani, ancora di più.
Venendo da Napoli fino a Palazzo Lancellotti è un'intera sequenza di ville che corre, dalla Casa Materna a Palazzo Nicolini Mancini. Un concentrato di dimore sul mare in poche centinaia di metri. Una più bella e disastrata dell'altra. Casa Materna, con la facciata neogotica e un bellissimo portone dal quale, sullo sfondato, si vede il mare - caratteristica comune a molti palazzi sul corso Garibaldi, una meraviglia che andrebbe valorizzata già soltanto per quello - fu acquistata nel maggio 1920 dalla chiesa Metodista da Riccardo Santi.
Nell'alternanza di abitazioni si vede quanto poco sia stato preservato del paesaggio, quanto non sia stato rispettato il contesto delle ville. E quanto pure il senso della loro funzione sia caduto in pezzi, proprio come Palazzo Lancellotti.
Dopo la ferrovia, che ha tagliato il cordone ombelicale tra ville e mare, le opere recenti, che hanno trasformato i lidi in una strada. "Erano degradati, certo - dice la paesaggista Maria Luisa Margiotta, che studia e pubblica da anni sul sistema delle ville - ma le strisce di asfalto hanno trasformato il paesaggio per sempre in qualcos'altro che non tiene conto delle costruzioni del XVIII secolo per la villeggiatura al mare. Il ministero dei Beni culturali deve monitorare un patrimonio che non possiamo perdere irreparabilmente".
Come non parlare dello scempio del Granatello? Villa d'Elboeuf, le dimore di San Giorgio (sei o sette in condizioni peggiori) e la Masseria di Donna Chiara di Torre del Greco si trovano in stato di totale abbandono. Il censimento fatto dall'ex Ente Ville vesuviane, ora Fondazione presieduta da Giuseppe Galasso, ne include 122. E quelle di Portici sono tra le più a rischio: la facciata con tanti problemi della Villa del Principe di Santobuono; Palazzo Valle di cui è rimasta la sola facciata; Palazzo Mascabruno, le regie scuderie che nascondono, sull'orlo del crollo, una perla preziosa: il galoppatoio dei principi al coperto, con un tetto a capriate in legno come ce n'erano solo nella Mitteleuropa. Conservate le foto. Nessuno garantisce per la durata di questi capolavori.
Un disastro annunciato e tanti altri intorno. A due passi, territorio di San Giorgio a Cremano, la facciata col vaiolo di Villa Pignatelli di Montecalvo, sorretta da puntelli ormai storici, soffre del male opposto alla villa della principessa Natalia appena caduta. La nobildonna voleva donare l'edificio disabitato, inclusa nell'elenco delle 122 ville vesuviane, ai seguaci di monsignor Lefebvre che non seppero che farsene. La villa Pignatelli di San Giorgio al contrario è un alveare, persino iper-abitata per le sue possibilità. "Il problema - dice il soprintendente Gizzi - sono le ville private, quelle pubbliche sono state quasi tutte recuperate. Per le private il ministero può intervenire solo in rivalsa, ma i tempi sono lunghissimi. Da anni segnalavamo il degrado alla proprietà e al Comune". Tuttavia troppo spesso l'aggettivo privato funge da alibi per lo Stato noncurante. E in questi ultimi anni bondiani, ancora di più.
Venendo da Napoli fino a Palazzo Lancellotti è un'intera sequenza di ville che corre, dalla Casa Materna a Palazzo Nicolini Mancini. Un concentrato di dimore sul mare in poche centinaia di metri. Una più bella e disastrata dell'altra. Casa Materna, con la facciata neogotica e un bellissimo portone dal quale, sullo sfondato, si vede il mare - caratteristica comune a molti palazzi sul corso Garibaldi, una meraviglia che andrebbe valorizzata già soltanto per quello - fu acquistata nel maggio 1920 dalla chiesa Metodista da Riccardo Santi.
Nell'alternanza di abitazioni si vede quanto poco sia stato preservato del paesaggio, quanto non sia stato rispettato il contesto delle ville. E quanto pure il senso della loro funzione sia caduto in pezzi, proprio come Palazzo Lancellotti.
Dopo la ferrovia, che ha tagliato il cordone ombelicale tra ville e mare, le opere recenti, che hanno trasformato i lidi in una strada. "Erano degradati, certo - dice la paesaggista Maria Luisa Margiotta, che studia e pubblica da anni sul sistema delle ville - ma le strisce di asfalto hanno trasformato il paesaggio per sempre in qualcos'altro che non tiene conto delle costruzioni del XVIII secolo per la villeggiatura al mare. Il ministero dei Beni culturali deve monitorare un patrimonio che non possiamo perdere irreparabilmente".
Come non parlare dello scempio del Granatello? Villa d'Elboeuf, le dimore di San Giorgio (sei o sette in condizioni peggiori) e la Masseria di Donna Chiara di Torre del Greco si trovano in stato di totale abbandono. Il censimento fatto dall'ex Ente Ville vesuviane, ora Fondazione presieduta da Giuseppe Galasso, ne include 122. E quelle di Portici sono tra le più a rischio: la facciata con tanti problemi della Villa del Principe di Santobuono; Palazzo Valle di cui è rimasta la sola facciata; Palazzo Mascabruno, le regie scuderie che nascondono, sull'orlo del crollo, una perla preziosa: il galoppatoio dei principi al coperto, con un tetto a capriate in legno come ce n'erano solo nella Mitteleuropa. Conservate le foto. Nessuno garantisce per la durata di questi capolavori.
da repubblica.it
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