martedì 1 marzo 2011

11 cose che pensavi fossero green, e invece…

Il desiderio di essere sostenibili e di orientare la propria vita ad abitudini e comportamenti ecologici può inciampare, di tanto in tanto, in qualche luogo comune o leggenda metropolitana. Con l’obiettivo di sfatare alcuni miti piuttosto diffusi, sul sito Mother Nature NetworkBryan Wilson fa una lista delle 11 cose generalmente considerate – e a torto… - come assoluta garanzia di ecosostenibilità.

Eccole qui:

1. SUV ibrido
Nonostante il loro impatto ambientale sia enorme, molte persone continuano ad acquistare dei SUV mastodontici, attratti da quello che sembra più uno status symbol che un mezzo di trasporto, oltre che da un design importante, da statistiche di sicurezza stradale più o meno incoraggianti e chissà da quali altri fattori.

Per questo, quando l’industria automobilistica ha cominciato a produrre e pubblicizzare dei SUV ibridi, anche gli automobilisti ecosostenibili ci hanno fatto un pensierino, pensando di poter finalmente avere, come si suol dire, “botte piena e moglie ubriaca”. Tuttavia, il dato di fatto è che i SUV ibridi sono meno inquinanti se paragonati ai SUV “standard”, ma il loro consumo equivale a quello delle auto compatte non ibride. Insomma, molto rumore per nulla.

2. Abiti e tessili in bamboo
Se il bamboo è un materiale da costruzione duttile ed ecologico, non è invece la soluzione più saggia per quanto riguarda le produzione di tessuti e capi di abbigliamento. Per diventare utilizzabili come materiale tessile, infatti, le fibre di bamboo devono essere trattate con solventi chimici e ridotte ad una soluzione viscosa. E in molti casi le sostanze chimiche utilizzate nel processo sono altamente inquinanti.

3. Bovini nutriti con l’erba
Mangiare carne di bovini allevati con erba è di certo più salutare per l’uomo, ma non esattamente più ecologico e sostenibile: il bestiame, che nel corso del suo ciclo di vita, si nutre di erba produce il 20% di emissioni di metano in più rispetto a quello che si ciba di mangimi. Insomma, non importa come il bovino sia stato allevato: dal punto di vista delle emissioni, una dieta con poca carne o interamente vegetariana si dimostra decisamente più sostenibile.

4. Biocarburanti
Ci sono numerose fonti sostenibili di biocarburanti, mentre ce ne sono altre assolutamente insostenibili. Al di là del dibattito sull’opportunità di trasformare delle risorse alimentari come il mais in combustibile, la coltivazione di alcune piante utilizzate come biocarburanti è alla base di problemi di deforestazione escarsità d’acqua in alcune aree del mondo. Basti pensare che la produzione diolio di palma è tra le cause principali dello sfruttamento indiscriminato delle foreste del sud-est asiatico.

5. Soia
La soia è un legume nutriente e, nelle sue varie declinazioni, costituisce un’alternativa ecosostenibile ai prodotti di origine animale in quanto principale fonte di proteine di origine vegetale. Contemporaneamente però la soia è uno dei principali alimenti utilizzati per produrre i mangimi animali. Per questo si stima che proprio la coltivazione della soia abbia causato la distruzione del 20% della foresta amazzonica negli ultimo 40 anni. Di queste, come riporta anche un dossier del WWF, l'85% sono destinate all'alimentazione zootecnica. La scelta di eliminare la carne dalla propria alimentazione, dunque, se da un lato contribuisce a ridurre la domanda di soia per gli allevamenti, dall'altra aumenta quella per usi alimentari che non sempre viene coltivata in maniera rispettosa dell'ambiente, essendo la soia anche uno degli alimenti che maggiormente sottoposto a sperimentazioni genetiche. Quindi, se acquistate abitualmente dei prodotti a base di soia, accertatevi riguardo alla loro origine e alle credenziali green di chi li produce. Ormai le informazioni sono a portata di mano: il web, ad esempio, può trasformarsi in un utilissimo strumento di indagine!

6. Spegnere l’aria condizionata in auto e aprire i finestrini
L’uso eccessivo di aria condizionata, in auto, nei negozi, nelle case, è dannoso non solo per l’ambiente ma anche per la nostra salute. Tuttavia, quando viaggiate in auto, spegnere l’aria condizionata e abbassare i finestrini è un’alternativa sostenibile solo se la vostra velocità è inferiore ai 70 km orari: al di sopra di questa soglia, infatti, l’interferenza dell’aria sull’aerodinamica del veicolo causa un consumo di carburante equivalente a quello collegato all’uso dell’aria condizionata.

7. Le diciture “organico” e “biologico” sui prodotti
Quando si parla di prodotti organici e biologici, la prudenza non è mai troppa e bisogna fare molte attenzione a pubblicità ingannevoli e casi di greenwashing: quindi, non è sufficiente che un’etichetta presenti le paroline magiche “organico” o “biologico”, né che sia colorata di verde o di marrone o decorata con graziose foglioline. Per essere certi della genuinità di ciò che si acquista bisogna sempre informarsi riguardo alla provenienza del prodotto e alla credibilità del produttore.

8. Compensare i propri consumi con comportamenti green “occasionali”
Piantare alberi e installare pannelli fotovoltaici sono ottime mosse green. Tuttavia, le nostre scelte ecologiche non devono diventare degli accorgimenti utili per compensare, di quando in quando, comportamenti e atteggiamenti quotidiani poco sostenibili e consumi smodati, con l’unico obiettivo di mettersi a posto la coscienza e sentirsi migliori. Di fronte alle tematiche e alle problematiche ambientali, la tendenza alla compensazione non vale: il modo migliore per esseregreen resta quello di imparare a ridurre consapevolmente e responsabilmente i propri consumi.

9. Pellicce artificiali
Le pellicce artificiali non implicano l’uccisione di animali, è vero, ma questo non le rende automaticamente ecosostenibili: infatti, la maggior parte delle pellicce finte viene prodotta a partire da fibre sintetiche e derivati del petrolio, sostanze non esattamente green. Perché ostinarsi ad indossare questo genere di capi se ci sono alternative molto più eco-friendly per essere eleganti e stare al caldo?

10. Pollame allevato all’aria aperta
Quando leggiamo su un’etichetta che il pollo che stiamo acquistando è stato allevato all’aria aperta tendiamo ad immaginare tanti volatili che zampettano liberi in ampi prati verdi. Tuttavia, perché il pollame possa essere considerato allevato all’aperto è necessario che trascorra all’esterno almeno la metà della propria vita, che ha una durata di circa 50 giorni. Per essere certi che ciò accada, non è sufficiente un’etichetta: è sempre meglio informarsi oppure acquistare il pollo direttamente dal nostro contadino di fiducia.

11. Un bel prato erboso e perfettamente in ordine
Chi non ama fermarsi ad ammirare un bel prato verde, ordinato e curato? I cortili erbosi sono di certo molto belli da guardare e fanno anche una certa figura, ma il tempo e le energie che si spendono, almeno negli Stati Uniti, per dare vita al “prato perfetto” danneggiano l’ambiente più di quanto si possa pensare, traconsumo smodato di acqua, abuso di fertilizzanti e uso di strumenti vari per la rasatura e la rimozione delle foglie secche. Forse, più che tendere esageratamente alla perfezione estetica, sarebbe il caso di imparare ad apprezzare colture e giardini magari un po’ imperfetti ma decisamente più naturali e con un minore impatto ambientale.

Lisa Vagnozzi - GreenMe.it

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