martedì 13 settembre 2011

SOTTO LA CENERE DEL SOMMA

Continuiamo a trattare l’argomento degli incendi boschivi, già accantonato come l’ultimo dei fenomeni stagionali, con la speranza che fumo e fiamme non diventino routine anche a monte di Partenope.
Il 2011 è stato dichiarato anno internazionale delle foreste e manco a farlo apposta, proprio in quest’occasione, i preziosi boschi del Somma vanno a farsi letteralmente friggere e come ormai non accadeva da anni.
L’accerchiamento del fuoco è iniziato, come d’abitudine in quel di Torre del Greco, che chissà per quale strano caso del destino, è uno dei pochi comuni che prevede un indennizzo per i “volontari” che intervengono nell’opera di spegnimento. Le fiamme poi hanno, via-via, toccato Ercolano, Somma, Terzigno e lambito i comuni di Pollena e San Sebastiano. Qual è stato il risultato? La progressiva distruzione del prezioso habitat vesuviano; castagni, lecci, pini, ma in alcuni casi anche alberi da frutta e vigneti, quelli che hanno reso famosa la zona. Il caso più eclatante è stato quello che per quattro giorni ha visto bruciare i boschi lungo il sentiero cosiddetto della Castelluccia e che ha colpito duramente anche il prezioso bosco del Molaro, di proprietà dell’Ente Parco.
Siamo saliti, una settimana dopo l’evento, per renderci conto della situazione e abbiamo notato che l’andamento dell’incendio, pur allargandosi in più punti e proveniente dal versante dell’alveo Molaro, a settentrione della Caldera, segue stranamente il percorso del sentiero della Castelluccia, che come abbiamo già in passato accennato era un utile passaggio per raggiungere il Somma. Chi pensa al male fa peccato, diceva qualcuno ma è anche risaputo che spesso c’azzecca. E lungi dall’essere presuntuosi, riteniamo, in assenza dei dati definitivi delle indagini del Corpo Forestale dello Stato, che l’idea che qualcuno abbia appiccato l’incendio o l’abbia, per così dire, alimentato a suo piacimento, non sia del tutto peregrina.
Sta di fatto che, il sentiero, fino a quel momento impraticabile, è adesso in buona parte percorribile. Purtroppo per loro (si fa per dire!), le fiamme hanno risparmiato sterpi, rovi e cannucce che ostruiscono ancora la sua parte più alta, quindi stiamo ancora attenti, perché non si può mai sapere! Inoltre tutte le palizzate che fungevano da parapetto sul punto più alto e panoramico del sentiero, così come le altre opere di contenimento dei vari dislivelli sono andate carbonizzate, con grave pericolo per la stabilità dei costoni.
Tutto ciò non ostacolerà però, anzi agevolerà, chi come d’abitudine percorre quei luoghi a cavallo, va per funghi, va a caccia di frodo o cattura cardellini, lucrando spesso su tali attività e tutti coloro che vedono ancora la campagna circostante come luogo di discarica e feudo personale.

di Ciro Teodonno - da ilmediano.it

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