mercoledì 22 dicembre 2010

Invisibili

Talmente indifferenti, da considerarli invisibili. Ecco cosa penseremmo in un momento di lucidità, se solo ci riuscissimo a fermare per un attimo e cercare di capire motivazioni, stati d'animo e forza di volontà di chi, per sfuggire a miseria e persecuzioni, si imbatte in viaggi lunghi, quasi interminabili, a volte senza finale. Delle volte mi chiedo: se un ragazzo del sud, per cercare lavoro, se ne andasse al nord Italia, come fanno e hanno fatto da sempre in tanti, e sulla strada per arrivare (diciamo) a Milano, incotrasse trafficanti di esseri umani, polizia corrotta, centri di detenzione, lager nei deserti, riuscirebbe a capire i migranti africani o afghani o sri lankesi? Riuscirebbe forse a capire l'assurdità di sfuggire da un incubo per cadere in un altro, forse più grande. Riuscirebbe a capire che queste persone affrontano un viaggio che ad un certo punto diviene una trappola; che ad un certo punto sconvolge anche l'idea che di quel viaggio ci si era fatti; che alla fine di quel viaggio ci si ritrova stremati nel fisico e nella mente, e a nulla valgono lauree conseguite nei paesi di origine, competenze spendibili nel mercato del lavoro. Riuscirebbe a capire forse i migranti che caritano per strada, che soffrono in silenzio in un dormitorio squallido tra la spazzatura, che vengono dileggiati perchè stremati nel fisico e nella mente, che sono incapaci di far valere i propri diritti. Riuscirebbe a capire, forse, che al sistema in cui viviamo avere esseri umani ricattabili, emarginati, pronti ad essere usati come capri espiatori, fa comodo. E che dare spazio alla loro dignità vale molto più di un attimo di pietà.
Dal sito di fortress europe si leggono bollettini giornalieri, di morti di migranti, che in condizioni assurde cercano di raggiungere le mete europee: italia, germania, francia. Allora leggi che a Patrasso, un ragazzo afghano di 25 anni e padre di 3 figli, nel tentativo di salire su un camion per cercare fortuna in Italia, è stato schiacciato contro il rimorchio da un altro camion che, non fermandosi al semaforo, pare, secondo testimonianze oculare, sia deliberatamente andato a tamponare il rimorchio. Tempo fa, anche Luigi Pelazza delle Iene si era occupato della fuga attraverso il porto di Patrasso: storie assurde, in un mondo assurdo.

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