L’accettazione della corruzione da parte della società fa dell’India e dell’Italia due paesi sorprendentemente simili.
I turisti indiani che tornano dalle loro vacanze europee tendono solitamente a lamentarsi della rigidità dei tedeschi, della fredda altezzosità dei francesi, dell’eccessiva parsimonia degli olandesi o del razzismo degli austriaci.
L’Italia invece provoca reazioni differenti: “Sono persone amichevoli, chiacchieroni, ospitali ed è l’unico posto in Europa dove i vegetariani possono mangiare un piatto decente. Ma ci sono anche ladri e doppiogiochisti che non ci pensano due volte a derubarti e lasciarti in mutande senza che tu te ne accorga, un po’ come i borseggiatori Bambaiya (NdT: borseggiatori di Mumbai, che si esprimono nello slang Bambaiya). Allo stesso tempo però, è come sentirsi in un luogo familiare.”
La maggior parte degli indiani confessa di sentirsi a casa in Italia: la vita è caotica, nessuno rispetta le regole, la polizia è corrotta, vi è una considerevole evasione fiscale, la mafia controlla grosse fette del territorio, il governo è incapace e i benestanti fanno una bella vita.
Quasi nessuno si prende cura dei poveri, eccetto alcune organizzazioni caritatevoli cristiane e delle ONG.
Il denaro pubblico stanziato per le vittime di disastri naturali sparisce nelle tasche di funzionari statali; il nepotismo dilaga; le case costruite per i poveri sono le prime a crollare nelle zone sismiche del meridione, poiché realizzate con materiali di scarsa qualità…
Vi suona familiare? Le analogie fra l’Italia e l’India sono impressionanti e anche sorprendenti. Basta guardare al modo di fare politica, alla corruzione nella vita pubblica percepita come convenzione sociale, alla solidità delle relazioni familiari e a come è strutturata la società.
Alla guida dell’India non abbiamo certamente un casanova vecchio e sfinito come Silvio Berlusconi, le cui nottate Bunga Bunga, feste sfarzose dove è spesso circondato da lolite minorenni, hanno suscitato senzazioni di vergogna miste a orrore. Tali comportamenti non sarebbero possibili in India per via delle regole sulla moralità pubblica e (per quello che conta) privata. Ma, come in Italia, quasi nessun politico accusato di corruzione, abuso d’ufficio o anche semplicemente di appropriamento di denaro pubblico, è mai andato in prigione.
Il mondo può farsi anche beffe dell’Italia e i magistrati italiani possono anche provare a incarcerare Berlusconi per aver pagato prostitute minorenni, per abuso d’ufficio (Berlusconi ordinò il rilascio di una prostituta marocchina di diciassette anni che aveva chiamato il presidente del consiglio al suo numero privato da una stazione di polizia dove era stata trattenuta per taccheggio) o per aver introdotto delle leggi allo scopo di proteggersi dal sistema giuridico e allo stesso momento per aumentare il suo potere e la sua influenza, tuttavia, almeno la metà della popolazione continua a sostenerlo e ad ammirarlo per essere un furbo, un individuo che la sa sempre più lunga di tutti gli altri e che ha usato qualsiasi trucco per superare in astuzia la giustizia e scamparla alla serie di accuse di crimini. Questi includono: frode, evasione fiscale, corruzioni di giudici, associazione mafiosa, corruzione, conflitto di interessi, impedimento della giustizia, indebolimento delle istituzioni democratiche per assoggettarle ai propri interessi… solo per citarne alcuni. Un recente sondaggio ha dimostrato che il suo indice di popolarità continua a essere del 50 per cento e qualsiasi italiano vi confermerà che Berlusconi ha buonissime probabilità di essere rieletto alle prossime elezioni.
“La mia opinione è che l’Italia sia un paese politicamente immaturo, un sottosviluppato politico, una specie di fuoco di paglia del mondo sviluppato. È sbalorditivo come l’Italia, pur raggiungendo tali livelli di corruzione, continui ad avere il settimo PIL più alto del mondo (il decimo, in termini di parità di potere d’acquisto) e il sesto bilancio del mondo, ovviamente con un deficit stellare. Ma questa mancanza di equilibrio fra le nostre prodezze economiche e l’assenza di maturità politica è il risultato della nostra storia.
Non bisogna dimenticare che l’Italia è una democrazia giovane rispetto alle altre potenze occidentali e che l’unificazione del paese è avvenuta solo 130 anni fa,” racconta Clara Fiorni, una docente di storia di Milano che ha comparato la situazione politica in Italia ed in India.
“L’Italia, come l’India, è stata perennemente invasa da potenze straniere. Entrambi i nostri paesi sono penisole, protetti rispettivamente al nord dalle Alpi e dalla catena dell’Himalaya. L’India è stata costantemente sotto controllo straniero, dapprima vi furono gli Ariani, poi i Greci, successivamente i sovrani musulmani del sultanato di Delhi, i mughal, i portoghesi, gli inglesi, gli olandesi, i francesi… e il paese venne diviso in vari regni o stati indipendenti come Hyderabad, Mysore, Gwalior, ecc. Da noi fu lo stesso. All’epoca vi erano potenti città-stato come Venezia, Firenze, Genova, Pisa o Amalfi. Fummo governati dagli Asburgo spagnoli e dagli austriaci. Poi arrivarono le guerre napoleoniche dal 1796 al 1814, quando Napoleone distrusse molte parti di Venezia, incluso il grande Arsenale e rubò numerose opere d’arte rinascimentali. Quando un paese è dominato da una potenza straniera, le sole persone di cui ti puoi fidare sono i membri della tua famiglia e della tua comunità. Così ebbe inizio il nepotismo italiano. In India, l’esistenza delle caste ha lo stesso effetto.”
“L’unificazione italiana o Risorgimento, cominciò con Giuseppe Garibaldi nel 1861 e continuò fino al 1922. Ci sono volute tre guerre di indipendenza per unificare l’Italia e questo avvenne successivamente solo alla fine della prima guerra mondiale. Ma poi sopravvenne il periodo fascista con Mussolini e la moderna repubblica italiana nacque solo nel 1946, un anno prima che l’India acquisì la sua indipendenza.
Ma laddove l’India trasse beneficio, nei primi anni di esistenza come uno Stato alle prime armi, da figure autorevoli come Nehru o Patel per assicurare l’unità del paese, lo stesso non si può dire dell’Italia, dove il Vaticano e la chiesa cattolica avevano una grande influenza. Gli intellettuali italiani, come quelli francesi, furono attratti dall’ideologia marxista, a sua volta ripudiata dalla chiesa. Il partito comunista italiano sotto la guida di leader carismatici come Enrico Berlinguer, guadagnava fino al 25 percento dei voti.
“Per tenere i comunisti lontano dal potere a tutti i costi, l’orribile formula della “partitocrazia”, o governo dei partiti, prese forma. Per quasi 40 anni, fino allo scandalo del 1992 di Tangentopoli, i democratici cristiani e i socialisti con altri due piccoli partiti, guidarono il paese, con un governo che cambiava un giorno si e uno no.
La corruzione dilagava. La gente doveva tapparsi il naso quando andava a votare – così forte era il tanfo della corruzione – ma alla fine comunque votava per la coalizione dei quattro partiti, per tenere i comunisti fuori”, sostiene Fiorini.
A seguito dell’inchiesta di Mani Pulite, il presidente del consiglio socialista Bettino Craxi fuggì in Tunisia, dove morì in esilio.
Giulio Andreotti, sette volte Presidente del Consiglio, fu accusato di corruzione, omicidio e associazione mafiosa. Scampò la galera grazie alla prescrizione, un trucco usato anche da Berlusconi più volte con cui riuscì a posporre, aggiornare o ritardare i suoi processi o a trasferire i giudici.
Con l’avvento della seconda repubblica, gli italiani si aspettavano un nuovo inizio, ma furono delusi. I partiti maggiori, i cristiano- democratici, i comunisti e i socialisti, si dissolsero per creare nuove formazioni politiche. Silvio Berlusconi, passò attraverso la breccia apertasi dalla dissoluzione della Democrazia Cristiana, per formare il partito di Forza Italia e successivamente, la Casa delle Libertà. I suoi alleati naturali venivano dalla destra – il partito anti-immigrazione e xenofobo Lega Nord e il nuovo partito di Allenza Nazionale (nato dalle ceneri del partito fascista di Mussolini) guidato da Gianfranco Fini. La sinistra, in quella che è stata una delle più grandi tragedie italiane, si era scomposta in molte fazioni politiche, in continua disputa fra di loro, senza un leader e senza un programma politico da offrire agli italiani. Non c’è da sorprendersi che Berlusconi, sempre a braccetto con l’elite di destra e con la comunità imprenditoriale, rimanga così popolare malgrado le sue scorribande.
Ma i magistrati, che in Italia come in India rappresentano il bastione di difesa contro la corruzione, sono determinati a catturarlo. Essi dichiarano che sono pronti a depositare le accuse contro Berlusconi già dalla prossima settimana. Se verrà condannato per sfruttamento della prostituzione minorile e per abuso d’ufficio, Berlusconi potrebbe ritrovarsi in galera per molto tempo. Ma siccome è protetto da una legge sull’immunità, da lui stesso promulgata, egli è fuori dalla portata della giustizia.
Il noto scrittore di origini italiane Alexander Stille, ha scritto recentemente sul New York Times: “In quasi tutte le democrazie, le accuse mosse a Berlusconi avrebbero significato la fine della carriera di un politico. Ma gli italiani sono molto cinici riguardo ai loro leader politici. Credendo che ‘comunque lo fanno tutti’ è possibile convincersi del fatto che la divulgazione dei crimini e delle malefatte di Berlusconi siano un segno di persecuzione.”
Questa visione della politica italiana, continua Stille, è rafforzata dai media italiani, controllati da Berlusconi. Anche altri media non di sua proprietà sono intimiditi e soggetti alla sua influenza. Molte delle prove di questo scandalo (come pure degli scandali passati) non sono state fatte vedere nei telegiornali della televisione pubblica, che insieme ai canali che Berlusconi già controlla, costituiscono il 90 percento della quota di mercato, in un paese dove il 70-80 percento della popolazione si informa solo attraverso la televisione.
[Articolo di Politica interna, pubblicato martedì 8 febbraio 2011 in India.originale "Corruption: is Italy a step ahead?" di Vaiju Naravane]
[ traduzione di ItaliaDallEstero.info ]
I turisti indiani che tornano dalle loro vacanze europee tendono solitamente a lamentarsi della rigidità dei tedeschi, della fredda altezzosità dei francesi, dell’eccessiva parsimonia degli olandesi o del razzismo degli austriaci.
L’Italia invece provoca reazioni differenti: “Sono persone amichevoli, chiacchieroni, ospitali ed è l’unico posto in Europa dove i vegetariani possono mangiare un piatto decente. Ma ci sono anche ladri e doppiogiochisti che non ci pensano due volte a derubarti e lasciarti in mutande senza che tu te ne accorga, un po’ come i borseggiatori Bambaiya (NdT: borseggiatori di Mumbai, che si esprimono nello slang Bambaiya). Allo stesso tempo però, è come sentirsi in un luogo familiare.”
La maggior parte degli indiani confessa di sentirsi a casa in Italia: la vita è caotica, nessuno rispetta le regole, la polizia è corrotta, vi è una considerevole evasione fiscale, la mafia controlla grosse fette del territorio, il governo è incapace e i benestanti fanno una bella vita.
Quasi nessuno si prende cura dei poveri, eccetto alcune organizzazioni caritatevoli cristiane e delle ONG.
Il denaro pubblico stanziato per le vittime di disastri naturali sparisce nelle tasche di funzionari statali; il nepotismo dilaga; le case costruite per i poveri sono le prime a crollare nelle zone sismiche del meridione, poiché realizzate con materiali di scarsa qualità…
Vi suona familiare? Le analogie fra l’Italia e l’India sono impressionanti e anche sorprendenti. Basta guardare al modo di fare politica, alla corruzione nella vita pubblica percepita come convenzione sociale, alla solidità delle relazioni familiari e a come è strutturata la società.
Alla guida dell’India non abbiamo certamente un casanova vecchio e sfinito come Silvio Berlusconi, le cui nottate Bunga Bunga, feste sfarzose dove è spesso circondato da lolite minorenni, hanno suscitato senzazioni di vergogna miste a orrore. Tali comportamenti non sarebbero possibili in India per via delle regole sulla moralità pubblica e (per quello che conta) privata. Ma, come in Italia, quasi nessun politico accusato di corruzione, abuso d’ufficio o anche semplicemente di appropriamento di denaro pubblico, è mai andato in prigione.
Il mondo può farsi anche beffe dell’Italia e i magistrati italiani possono anche provare a incarcerare Berlusconi per aver pagato prostitute minorenni, per abuso d’ufficio (Berlusconi ordinò il rilascio di una prostituta marocchina di diciassette anni che aveva chiamato il presidente del consiglio al suo numero privato da una stazione di polizia dove era stata trattenuta per taccheggio) o per aver introdotto delle leggi allo scopo di proteggersi dal sistema giuridico e allo stesso momento per aumentare il suo potere e la sua influenza, tuttavia, almeno la metà della popolazione continua a sostenerlo e ad ammirarlo per essere un furbo, un individuo che la sa sempre più lunga di tutti gli altri e che ha usato qualsiasi trucco per superare in astuzia la giustizia e scamparla alla serie di accuse di crimini. Questi includono: frode, evasione fiscale, corruzioni di giudici, associazione mafiosa, corruzione, conflitto di interessi, impedimento della giustizia, indebolimento delle istituzioni democratiche per assoggettarle ai propri interessi… solo per citarne alcuni. Un recente sondaggio ha dimostrato che il suo indice di popolarità continua a essere del 50 per cento e qualsiasi italiano vi confermerà che Berlusconi ha buonissime probabilità di essere rieletto alle prossime elezioni.
“La mia opinione è che l’Italia sia un paese politicamente immaturo, un sottosviluppato politico, una specie di fuoco di paglia del mondo sviluppato. È sbalorditivo come l’Italia, pur raggiungendo tali livelli di corruzione, continui ad avere il settimo PIL più alto del mondo (il decimo, in termini di parità di potere d’acquisto) e il sesto bilancio del mondo, ovviamente con un deficit stellare. Ma questa mancanza di equilibrio fra le nostre prodezze economiche e l’assenza di maturità politica è il risultato della nostra storia.
Non bisogna dimenticare che l’Italia è una democrazia giovane rispetto alle altre potenze occidentali e che l’unificazione del paese è avvenuta solo 130 anni fa,” racconta Clara Fiorni, una docente di storia di Milano che ha comparato la situazione politica in Italia ed in India.
“L’Italia, come l’India, è stata perennemente invasa da potenze straniere. Entrambi i nostri paesi sono penisole, protetti rispettivamente al nord dalle Alpi e dalla catena dell’Himalaya. L’India è stata costantemente sotto controllo straniero, dapprima vi furono gli Ariani, poi i Greci, successivamente i sovrani musulmani del sultanato di Delhi, i mughal, i portoghesi, gli inglesi, gli olandesi, i francesi… e il paese venne diviso in vari regni o stati indipendenti come Hyderabad, Mysore, Gwalior, ecc. Da noi fu lo stesso. All’epoca vi erano potenti città-stato come Venezia, Firenze, Genova, Pisa o Amalfi. Fummo governati dagli Asburgo spagnoli e dagli austriaci. Poi arrivarono le guerre napoleoniche dal 1796 al 1814, quando Napoleone distrusse molte parti di Venezia, incluso il grande Arsenale e rubò numerose opere d’arte rinascimentali. Quando un paese è dominato da una potenza straniera, le sole persone di cui ti puoi fidare sono i membri della tua famiglia e della tua comunità. Così ebbe inizio il nepotismo italiano. In India, l’esistenza delle caste ha lo stesso effetto.”
“L’unificazione italiana o Risorgimento, cominciò con Giuseppe Garibaldi nel 1861 e continuò fino al 1922. Ci sono volute tre guerre di indipendenza per unificare l’Italia e questo avvenne successivamente solo alla fine della prima guerra mondiale. Ma poi sopravvenne il periodo fascista con Mussolini e la moderna repubblica italiana nacque solo nel 1946, un anno prima che l’India acquisì la sua indipendenza.
Ma laddove l’India trasse beneficio, nei primi anni di esistenza come uno Stato alle prime armi, da figure autorevoli come Nehru o Patel per assicurare l’unità del paese, lo stesso non si può dire dell’Italia, dove il Vaticano e la chiesa cattolica avevano una grande influenza. Gli intellettuali italiani, come quelli francesi, furono attratti dall’ideologia marxista, a sua volta ripudiata dalla chiesa. Il partito comunista italiano sotto la guida di leader carismatici come Enrico Berlinguer, guadagnava fino al 25 percento dei voti.
“Per tenere i comunisti lontano dal potere a tutti i costi, l’orribile formula della “partitocrazia”, o governo dei partiti, prese forma. Per quasi 40 anni, fino allo scandalo del 1992 di Tangentopoli, i democratici cristiani e i socialisti con altri due piccoli partiti, guidarono il paese, con un governo che cambiava un giorno si e uno no.
La corruzione dilagava. La gente doveva tapparsi il naso quando andava a votare – così forte era il tanfo della corruzione – ma alla fine comunque votava per la coalizione dei quattro partiti, per tenere i comunisti fuori”, sostiene Fiorini.
A seguito dell’inchiesta di Mani Pulite, il presidente del consiglio socialista Bettino Craxi fuggì in Tunisia, dove morì in esilio.
Giulio Andreotti, sette volte Presidente del Consiglio, fu accusato di corruzione, omicidio e associazione mafiosa. Scampò la galera grazie alla prescrizione, un trucco usato anche da Berlusconi più volte con cui riuscì a posporre, aggiornare o ritardare i suoi processi o a trasferire i giudici.
Con l’avvento della seconda repubblica, gli italiani si aspettavano un nuovo inizio, ma furono delusi. I partiti maggiori, i cristiano- democratici, i comunisti e i socialisti, si dissolsero per creare nuove formazioni politiche. Silvio Berlusconi, passò attraverso la breccia apertasi dalla dissoluzione della Democrazia Cristiana, per formare il partito di Forza Italia e successivamente, la Casa delle Libertà. I suoi alleati naturali venivano dalla destra – il partito anti-immigrazione e xenofobo Lega Nord e il nuovo partito di Allenza Nazionale (nato dalle ceneri del partito fascista di Mussolini) guidato da Gianfranco Fini. La sinistra, in quella che è stata una delle più grandi tragedie italiane, si era scomposta in molte fazioni politiche, in continua disputa fra di loro, senza un leader e senza un programma politico da offrire agli italiani. Non c’è da sorprendersi che Berlusconi, sempre a braccetto con l’elite di destra e con la comunità imprenditoriale, rimanga così popolare malgrado le sue scorribande.
Ma i magistrati, che in Italia come in India rappresentano il bastione di difesa contro la corruzione, sono determinati a catturarlo. Essi dichiarano che sono pronti a depositare le accuse contro Berlusconi già dalla prossima settimana. Se verrà condannato per sfruttamento della prostituzione minorile e per abuso d’ufficio, Berlusconi potrebbe ritrovarsi in galera per molto tempo. Ma siccome è protetto da una legge sull’immunità, da lui stesso promulgata, egli è fuori dalla portata della giustizia.
Il noto scrittore di origini italiane Alexander Stille, ha scritto recentemente sul New York Times: “In quasi tutte le democrazie, le accuse mosse a Berlusconi avrebbero significato la fine della carriera di un politico. Ma gli italiani sono molto cinici riguardo ai loro leader politici. Credendo che ‘comunque lo fanno tutti’ è possibile convincersi del fatto che la divulgazione dei crimini e delle malefatte di Berlusconi siano un segno di persecuzione.”
Questa visione della politica italiana, continua Stille, è rafforzata dai media italiani, controllati da Berlusconi. Anche altri media non di sua proprietà sono intimiditi e soggetti alla sua influenza. Molte delle prove di questo scandalo (come pure degli scandali passati) non sono state fatte vedere nei telegiornali della televisione pubblica, che insieme ai canali che Berlusconi già controlla, costituiscono il 90 percento della quota di mercato, in un paese dove il 70-80 percento della popolazione si informa solo attraverso la televisione.
[Articolo di Politica interna, pubblicato martedì 8 febbraio 2011 in India.originale "Corruption: is Italy a step ahead?" di Vaiju Naravane]
[ traduzione di ItaliaDallEstero.info ]
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