mercoledì 14 dicembre 2011

Via la monnezza dal Parco del Vesuvio

Sabato 17 Dicembre ore 17

Manifestazione pubblica per la chiusura immediata di cava SARI

Boscoreale - da Piazza Pace alla Rotonda di via Panoramica

Comitati, Amministrazioni, Cittadini, Studenti, Imprenditori per ristabilire la legalità e contrastare l'illecito sversamento di rifiuti in cava Sari esaurita

Via la monnezza dal Parco nazionale del Vesuvio

giovedì 1 dicembre 2011

Frecce rosse...di vergogna

Dal mese di dicembre 2011, le Ferrovie dello Stato Italiane (gioco di parole..) hanno presentato la nuova campagna "4 you" , un esclusivo nuovo concept di viaggio...yeah. Praticamente, 4 classi (negli anni 80 furono abolite le terze classi...un bel passo in avanti) executive, business, premium e standard. Fino ad un massimo di 200 euro per la tratta Napoli Roma, davvero executive. Una novità presentata in pompa magna, il lusso su due rotaie. Peccato ke per ki è abituato a viaggiare ogni giorno, la standard gli va stretta. 4 vagoni standard pieni zeppi di poveri cristi pendolari, e 2 gatti nel resto del treno. Talmente un lusso, da potersi considerare "classismo". Vi invito a leggere i post e le proposte di protesta su Pendolari.org.

venerdì 18 novembre 2011

J-Ax "I love my bike"

Dopo una notte in dormiveglia
col panico di non sentire la sveglia
mi sono alzato una bestia
mi sento un trapano in testa
e ho appuntamento per il trattamento in palestra
proprio io che da bambino aveva la giustifica
a educazione fisica
adesso non ho scelta
col digrignare i denti tutta notte come un cane
a lungo andare la mia spina dorsale è tutta sconnessa
quindi corro e faccio pesi finchè smette di far male
non ho fatto colazione provo impulsi a vomitare
e mi faccio 100 pare
sul tempo che perdo
perchè dentro sono lo stesso
ma fuori invecchio
i viaggi che non faccio
i libri che non leggo
ho il vizio di stare a casa
giuro domani smetto
ma poi mi faccio la doccia e un pò mi riprendo
Milano è tutta bloccata
io vado in bici
e vi frego


RIT: Più pedalo meno sono stanco (hey, con la mia bici)-sono tutti fermi ma io passo (con la mia bici)-I LOVE MY BIKE- la mia bici-I LOVE MY BIKE-la mia bici-I LOVE MY BIKE-la mia bici-I LOVE MY BIKE-la mia bici


Oh,se potessi far vedere la mia bici al me stesso poppante
sarebbe orgoglioso di come sono da grande
ha le lucine nei pedali
gli specchietti cromati
e c'ha pure la radio a panneli solari
non sono il tossico pentito in scimmia per il fitness
infatti nel porta bottiglie ho una Guinnes
non puo farli 'sti salti come un'harley
e in giro me la guardano più della tua Audi
la mia bici me l'han regalata i miei amici a Natale
pensarci mi fa bene al cuore
e m'è venuta anche fame
una focaccia pugliese fatta da un Egiziano
con due morsi la sbrano dissetandomi ai drago verde
tra i palazzi passa il vento
sembra Capo Verde
ed un sole così non c'è dall'Ottantasette
dicono due vecchiette sulla panchina
forse l'aria è radioattiva ma la mia bici fila


RITPiù pedalo meno sono stanco (con la mia bici)-sono tutti fermi ma io passo (con la mia bici)-I LOVE MY BIKE- la mia bici-I LOVE MY BIKE-la mia bici-I LOVE MY BIKE-la mia bici-I LOVE MY BIKE-la mia bici


Dopo una notte in dormiveglia
col panico di non sentire la sveglia
adesso sto una bellezza
e nonno diceva:"ringrazia Dio di averla
la bicicletta quindi pedala pedala finchè la schiena si spezza; pedala pedala e non pensarci nemmeno
a svegliarti ancora con la luna inversa
ringrazia Dio che hai una carriera che pure se bella
non è mai certa
e ti conserva la testa fresca
l'adolescenza finisce, il male di vivere resta
è poco prezzo da pagare per "pimparti" l'esistenza
vorrei potere digitalizzare questa gioia
e "up-loadarla" sui computer della gente in paranoia
attivarla ogni volta che qualcuno odia
perché ho scoperto una cosa preziosa
che però non costa: la vita e la bici hanno lo stesso principio devi continuare a muoverti per stare in equilibrio.

Ecco il video

Sinceramente al cantante non è ke lo seguo molto, ma una canzone sulla bici, per la bici, non la potevo lasciar passare così!

martedì 15 novembre 2011

NunTeReggePiù

Da oggi è possibile firmare anche al comune di Torre del Greco per la legge di iniziativa popolare "Nun te regge più" formata da un solo articolo: “i parlamentari italiani eletti al senato della repubblica, alla camera dei deputati, il presidente del consiglio, i ministri, i consiglieri e gli assessori regionali, provinciali e comunali, i governatori delle regioni, i presidenti delle province, i sindaci eletti dai cittadini, i funzionari nominati nelle aziende a partecipazione pubblica, ed equiparati non debbono percepire, a titolo di emolumenti, stipendi, indennità, tenuto conto del costo della vita e del potere reale di acquisto nell’unione europea, più della media aritmetica europea degli eletti negli altri paesi dell’unione per incarichi equivalenti”che si propone l'adeguamento degli stipendi dei politici italiani a quelli della media europea".
Tutti i cittadini torresi possono recarsi all'ufficio della Segreteria Generale al Palazzo Baronale dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 13.00 muniti di un documento di identità. Nel frattempo ke capiamo se è possibile affiggere manifesti ke lo pubblicizzino, cominciamo con il passaparola. Servono in tutta Italia 50.000 firme, ma si punta a superare le 80.000 per sicurezza (firme non valide, documenti non leggibili, ecc.).

giovedì 10 novembre 2011

Tempi moderni...

Cinquemila anni di cultura e coltura, di sementi passate di padre in figlio, di conoscenze passate da nonno a nipote. Di lotte per la sopravvivenza della coltura contro questo o quel fertilizzante o infestante. Cinquemila anni di resistenza. 70 anni per spazzarli via. Si dice ke i cambiamenti sono sempre lenti, perkè è difficile convincere tante persone a consumare di meno e di qualità. Ma quando dalla tua parte hai il mercato finanziario e capitalistico, bastano settantanni di spinto consumismo. E così il cecio "standard" è meglio della pera "con la botta".

mercoledì 9 novembre 2011

Ecco quanto si guadagna a sostituire l'auto con la bicicletta

La scelta giusta, non finiremo mai di ripeterlo è la biciletta: salva vite umane e fa risparmiare. Come? Qual è il contributo reale e tangibile che si può trarre dalla sostituzione delle nostre 4 ruote con la bici?

A questa domanda da un milione di dollari ha risposto un maxi-studio americano, diretto da Jonathan Patz del Global Health Institute dell'University of Wisconsin-Madison (Usa), che ha scoperto come le pedalate quotidiane per andare a lavoro o a fare la spesa regalino 4 fondamentali benefici:

riduzione delle emissioni di gas serra;

miglioramento della qualità dell’aria;

miglioramento del benessere fisico

miglioramento dell’economia.

Perché scegliere la bici fa stare bene, non inquina, fa risparmiare, abbassa le spese mediche e salva addirittura vite umane. Insomma, pedalare significa fare del bene alla salute e al portafogli, grazie al movimento e a un ambiente meno inquinato dai tubi di scappamento.

Noi che cerchiamo di essere buoni con la terra questo lo sapevamo già, come avevamo spiegato in 13 buoni motivi per utilizzare la bicicletta. Ma lo studio “Air Quality and Exercise-Related Health Benefits from Reduced Car Travel in the Midwestern United States”, condotto su 11 maxi-aree metropolitane e oltre 30 milioni di residenti di Illinois, Indiana, Michigan, Minnesota, Ohio and Wisconsin, si è spinto oltre, fino a mostrare innegabilmente che spostarsi in bici è la scelta migliore che si possa fare. Secondo i dati dei ricercatori, infatti, basterebbe sostituire la metà dei viaggi quotidiani verso l'ufficio con spostamenti in bici nei sei mesi più caldi dell'anno, per risparmiare circa 7 miliardi di dollari l’anno ed evitare 1.100 morti grazie a una miglior qualità dell'aria e all'aumento dell'attività fisica. Il che si traduce a sua volta in una riduzione delle cure mediche per obesità, diabete e cardiopatie.

“La ‘conversione’ dall’auto alla bici per i brevi percorsi quotidiani –spiega Patz- rappresenta un approccio ‘win-win’, troppo spesso ignorato. Parliamo tanto dei costi delle energie alternative, ma raramente esaminiano i benefici di questo tipo di strategie”. Le proiezioni del ricercatore mostrano in maniera tangibile che questo cambiamento potrebbe avere dei benefici inimmaginabili. Per questo, “occorre ridisegnare le nostre città per consentire ai nuovi ciclisti di spostarsi senza rischi”, conclude Patz.

Patz spiega, poi, che i cambiamenti comportamentali ipotizzati nel suo studio, anche se attuati solo nell’area del Midwest, consentirebbero da soli di portare l'intero Paese in allineamento con gli standard nazionale di ozono. E pensare che lo studio non ha tenuto conto dei benefici dello spostamento a piedi o con i mezzi pubblici. E lo scienziato ambientale, che se ne va in prima persona in giro per la città con una bici attrezzata anche con un bidone blu con ruote per trainare la spesa, assicura che sarà un argomento trattato nei prossimi studi.

Ma c’è ancora molto da fare per rendere tutto questo reale. Perché, ad oggi, andare in giro in bici in alcune città è davvero pericoloso per la propria incolumità. Così, anche chi vorrebbe contribuire con la forza dei propri muscoli a questo cambiamento si trova davanti un ostacolo insormontabile. “Abbiamo bisogno di città costruite non per le automobili, ma per le persone”, conclude Patz. E noi ci associamo in pieno al suo appello. È ora di pedalare verso un futuro migliore!

Roberta Ragni - GREENME.it

lunedì 7 novembre 2011

Inizia ufficialmente la raccolta firme per rendere illegale il trattamento privilegiato della classe politica

Ai sensi degli articoli 7 e 48 della legge 25 maggio 1970 n. 352 la cancelleria della Corte Suprema di Cassazione ha annunciato, con pubblicazione sulla GU n. 227 del 29-9-2011, la promozione della proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo: «Adeguamento alla media europea degli stipendi, emolumenti, indennita’ degli eletti negli organi di rappresentanza nazionale e locale».

L’iniziativa, nata in modo trasversale ai partiti e promossa dal gruppo facebook “Nun Te Regghe Più”, dal titolo della famosa canzone di Rino Gaetano, ha come obiettivo la promulgazione di una legge di iniziativa popolare formata da un solo articolo: “i parlamentari italiani eletti al senato della repubblica, alla camera dei deputati, il presidente del consiglio, i ministri, i consiglieri e gli assessori regionali, provinciali e comunali, i governatori delle regioni, i presidenti delle province, i sindaci eletti dai cittadini, i funzionari nominati nelle aziende a partecipazione pubblica, ed equiparati non debbono percepire, a titolo di emolumenti, stipendi, indennità, tenuto conto del costo della vita e del potere reale di acquisto nell’unione europea, più della media aritmetica europea degli eletti negli altri paesi dell’unione per incarichi equivalenti”

La raccolta firme viene effettuata tramite appositi moduli vidimati depositati negli uffici elettorali dei comuni italiani, qui l’elenco aggiornato in tempo reale dei comuni nei quali è già possibile andare a firmare: http://nunteregghepiu.altervista.org/comuni.htm

L’iniziativa è completamente autofinanziata dai promotori e dagli aderenti quindi la diffusione dei moduli potrà essere non omogenea, eventuali segnalazioni di comuni sprovvisti di moduli potranno essere effettuate direttamente nel gruppo facebook http://www.facebook.com/groups/nunteregghepiu/ o all’indirizzo di posta elettronica legge.ntrp@gmail.com

50.000 firme sono il minimo richiesto dalla legge per la presentazione della proposta, 80.000 sono il numero necessario per sopperire ad eventuali errori e anomalie di raccolta ma il vero obiettivo è quello di poter raccogliere le firme di tutti gli italiani stanchi di mantenere i privilegi di una classe politica capace solo di badare ai propri interessi personali. Una firma non costa molto, continuare a restare indifferenti costa molto di più.

Andate a firmare nel vostro comune e non fatelo da soli.

da nuntereggepiu.altervista.com

giovedì 3 novembre 2011

Per la festa del 4 Novembre si evitino sprechi di denaro ed esibizione di armi da guerra, veri strumenti di morte

In occasione delle celebrazioni del 4 novembre – “Giorno dell'Unità Nazionale e la Giornata delle Forze Armate” – si evitino inutili sprechi di denaro, sponsorizzazioni inopportune e, soprattutto, l’esibizione e l’accesso ai minori alle armi da guerra”. Lo chiede la Rete Italiana per il Disarmo ricordando che oggi – anniversario della fine di quella guerra che in quei giorni papa Benedetto XV definì chiaramente come “orrenda carneficina” e “inutile strage” – in una situazione di forte precarietà per moltissime famiglie italiane e di effettiva povertà per oltr 4 Novembre alternativo e 8 milioni di cittadini ogni sfarzo e spreco dello Stato è uno schiaffo alla dignità delle persone soprattutto dei più giovani.

In particolare la Rete Italiana per il Disarmo (coordinamento che raggruppa oltre 30 associazioni della società civile attive su questi temi) si riferisce all’esposizione di materiali e mezzi delle Forze Armate e della Guardia di Finanza promossa dal Ministero della Difesa al Circo Massimo a Roma dal 4 al 6 novembre.

Come riportano le agenzie di stampa, in mostra su uno spazio di 50mila metri quadrati al Circo Massim, saranno esposti mezzi e tecnologie usate da Esercito, Aeronautica, Marina, Guardia di Finanza e Carabinieri: gli armamenti in dotazione ai soldati, un carro armato Ariete, il blindo Centauro, diversi aerei da bombardamento e caccia come l’Eurofighter, il Tornado, l’Amx e il super-caccia F-35, elicotteri da guerra e da trasporto come il CH47 e ancora tanti altri mezzi di natura militare. Proprio sul caccia F-35 Joint Strike Fighter è attiva una campagna di pressione di Rete Disarmo, Sbilanciamoci e Tavola della Pace per chiedere il non acquisto dei 130 caccia previsti da parte del nostro paese (al costo complessivo di solo acquisto di 17 miliardi).

“Malgrado la forte crisi economica che sta attraversando il Paese e le manovre lacrime e sangue che si susseguono per tentare di ripianare il nostro debito pubblico il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, sembra non riesca a rinunciare a sperperare denaro pubblico per iniziative propagandistiche come quella prevista per il 4 novembre al Circo Massimo a Roma” - dichiara Maurizio Simoncelli Vicepresidente dell'Istituto di ricerca Archivio Disarmo.

“Il Ministro La Russa – chiede Riccardo Troisi di Reorient – dovrebbe piuttosto dire ai cittadini quanto ci è costato mobilitare per decine di giorni centinaia di militari, lo spostamento dei mezzi e l’allestimento della mostra statica”.

Nonostante le rassicurazioni del Ministro della Difesa sul “costo zero” dell’iniziativa sponsorizzata dall’Eni, le associazioni della Rete Disarmo denunciano oltre all’inutilità dell’evento, il singolare sostegno economico da parte dell'azienda di Stato. “Appare evidente – continua Troisi – che data la ristrettezza economica che colpisce il bilancio dello Stato, il Ministero della Difesa inizi a far battere cassa a quelle multinazionali come l’Eni che dall’Iraq alla Libia hanno fatto e faranno profitti sul petrolio anche grazie alle operazioni belliche condotte dalla nostre forze militari a salvaguardia dei cosiddetti “interessi nazionali”.

“Viene da chiedersi – aggiunge Giulio Marcon di Sbilanciamoci! – come mai il Sindaco di Roma abbia autorizzato una manifestazione così invasiva per la città, dopo tutti i suoi proclami contro tutte le manifestazioni in programma in questo periodo e la Sovrintendenza abbia autorizzato la deposizione di elicotteri e carri armati (e anche di cacciabombardieri!) su un’area archeologica di pregio così alto e di grande valenza simbolica”.

“In verità è l’ennesima caso in cui spazi pubblici di rilevanza cittadina come i Fori o il Circo Massimo vengono utilizzati come vetrina per il business armiero, dando la possibilità di mettere in bella mostra i pezzi pregiati della nostra industria bellica” – conclude Marcon.

Rete Italiana per il Disarmo chiede perciò al Comune di “ritirare l'autorizzazione concessa e alla Difesa e di annullare l'assurda manifestazione”.

“Se anche la manifestazione si dovesse svolgere ugualmente – dichiara Massimo Paolicelli, presidente dell’Associazione Obiettori Nonviolenti – chiediamo che non sia permesso a minori di salire sui mezzi militari ed imbracciare le armi come se fossero giocattoli. Riteniamo questo modo di fare – che abbiamo potuto osservare gli scorsi anni – estremamente diseducativo e pericoloso: nessun genitore sano di mente insegna ai propri figli ad imbracciare armi”.

La Rete Disarmo si fa promotrice di una visita archeologica al Circo Massimo, sabato mattina 5 novembre alle 10.30 per illustrare con una proiezione immaginaria e creativa una vista guidata per turisti del quarto millennio attraverso una delle maggiori esposizioni di archeologia militare dei primi decenni del duemila, ai tempi della grande crisi.

http://www.disarmo.org/rete/a/34984.html

Democrazia

La patria della democrazia indice un referendum sulle scelte politiche del prossimo futuro. Il messaggio è chiaro: potere al popolo sulle scelte decisive. E la scelta è pesantissima: sei tu popolo a sostenere sacrifici e ristrettezze negli anni avvenire affinchè la tua nazione, il tuo stato, rimanga all'interno dell'Unione Europea, e continui ad utilizzare la moneta unica? Continui a muoversi liberamente nel mercato mondiale? Continui a cercare il miraggio del PIL sempre in crescita? Commovente... Peccato che dalla totalità dei mezzi di informazione e dei politicanti europei e mondiali, questa scelta di Papandreu sia considerata "insensata" e "pericolosa"... Alla faccia della democrazia.

lunedì 17 ottobre 2011

La guerra del Coltan

Una materia prima talmente richiesta dal mercato internazionale da aumentare nel prezzo del 600% in meno di 4 anni; manodopera offerta a costi irrisori; autorità locali disposte ad ignorare decine di morti nelle miniere e un autentico disastro ambientale in due parchi naturali, per finanziare una guerra senza fine. E poi ancora, colpi di Stato, contrabbando, diamanti.

Questa è la storia del coltan nella Repubblica Democratica del Congo. Una sostanza che è nel vostro cellulare, nella consolle per videogiochi o nella telecamerina che sognate di comprare, ma anche nei rapporti ONU, nelle denunce delle ong, in interrogazioni parlamentari...

Che cos'è?

E' una specie di sabbia nera leggermente radioattiva formata dai minerali di colombite e tantalite dalla cui contrazione deriva il nome "coltan". Dal coltan viene estratto il tantalio, un metallo raro, molto duro e resistente alla corrosione, usato per la costruzione di turbine aeronautiche e per la fabbricazione di condensatori elettrici di piccole dimensioni. E' usato per aumentare la potenza degli apparecchi riducendo il consumo di energia.

Ha un peso simile a quello dell'oro e pressappoco lo stesso valore. L'80% delle riserve mondiali di coltan si trovano in Africa e l'80% di queste sono in Congo.

Strettamente associato con il niobio (elemento chimico col numero atomico 41) nei minerali e nelle proprietà, il tantalo è stato scoperto nel 1802 dal chimico svedese Anders Gustaf Ekeberg. Deve il suo nome al personaggio mitologico Tantalo (figlio di Niobe) a causa della iniziale identificazione con il niobio. Fu il chimico tedesco Heinrich Rose a dimostrare nel 1844 le loro diverse caratteristiche.

Sebbene isolato molto presto rispetto da altri materiali impuri, fu il chimico russo Werner Bolton che preparò nel 1903 il primo tantalio duttile impiegato come filamento incandescente delle lampadine.

TANTALIO

Simbolo chimico: Ta

Numero atomico: 73

Peso atomico: 180.948

Punto di fusione: 2,996° C (5,425° F)

Punto di ebollizione: 5,425° C (9,797° F)

Proprietà: Duro, molto denso e resistente alla corrosione da acidi. Ottimo conduttore di calore ed elettricità, ha un elevato punto di fusione.

Dove si trova?

Il coltan in natura è nei minerali della colombite e tantalite. Il tantalio mondiale viene fornito da miniere brasiliane, canadesi e australiane. In seguito all’improvviso aumento della sua richiesta seguito al boom dei telefonini, il suo prezzo è aumentato da 65 dollari al chilogrammo nel 1998 a 550 dollari nel 2000 e 375 dollari oggi. Visto che le miniere esistenti, prevalentemente in Australia, Brasile e Canada, non potevano seguire l’improvvisa esplosione della domanda e che l’espansione della produzione avrebbe richiesto anni, i raffinatori di tantalio hanno cercato nuove fonti di approvvigionamento.

L’unico Paese al mondo a possedere riserve di tantalio immediatamente utilizzabili è risultato essere la Repubblica Democratica del Congo (ex-Zaire), dove nella regione orientale di Kivu sono stati scoperti vasti depositi superficiali di sabbie ricche di coltan. Solo recentemente, in seguito alla contrazione della domanda internazionale e alla scoperta di nuovi giacimenti in altri continenti, la 'febbre del coltan' in Congo sembra essersi affievolita.

LO SFRUTTAMENTO DEL CONGO

Il coltan congolese è estratto da una massa di improvvisati minatori che scavano con pale e picconi o addirittura a mani nude il terreno per tirarne fuori la sabbia e portarla a spalla ai centri di raccolta nella città di Goma e da lí in Rwanda. Per nutrire questa massa di disperati i cacciatori stanno sterminando la fauna selvatica dei parchi nazionali della zona.

In particolare, secondo una denuncia del WWF, due tra i luoghi piu' prestigiosi del nord del Paese sono in pratica devastati dall'estrazione del coltan: il Parco nazionale di Kahuzi-Biega e la riserva naturale di Okapi, la cui fauna è a rischio di estinzione. La popolazione di elefanti, ad esempio, è precipitata quasi a zero rispetto ai circa 3.600 pachidermi censiti nel '96; nella sola parte settentrionale del parco di Kahuzi-Biega, sono rimasti 220 gorilla; nel '96 erano il doppio.

A cosa serve?

Dai videogame alle armi nucleari. Grazie alla sua capacità di resistere alle alte temperature e frequenze, il Tantalio - estratto dal Coltan - è diventato un elemento sempre più necessario all'industria elettronica.

Da componente indispensabile per la produzione missilistica e nucleare e per il settore aereospaziale oggi è il "genere di prima necessità" più ricercato dai produttori di telefonia mobile. Cellulari, cerca-persone, personal computer, videogames, ma anche materiali ad uso chirurgico per funzionare hanno bisogno dei microcondensatori al tantalio.

COLTAN E CELLULARI

I nuovi telefoni sono così piccoli grazie all'utilizzo di alcuni metalli, quali il rame, il nichel, il palladio, l'oro, e il tantalio, che aiutano a ridurre le dimensioni. In particolare, il tantalio utilizzato nella costruzione di condensatori passivi che regolano il voltaggio alle alte temperature, negli ultimi anni è stato un fattore chiave nella riduzione delle dimensioni dei telefoni mobili. Tanto che la richiesta di questo componente minuscolo da parte dei giganti della telefonia mobile ha spinto il prezzo del prezioso metallo fino al 600% in meno di tre anni.

Il telefono cellulare non è altro che una radio che invia e riceve segnali lavorando a bassa potenza. Contiene una batteria, un piccolo microfono, un minuscolo altoparlante, un display a cristalli liquidi, una tastiera, non diversa da un telecomando televisivo, un'antenna, usata per ricevere e trasmettere segnali. I condensatori di tantalio sono utilizzati come accumulatori di energia, pronti all'uso quando sopravvenga una forte ondata di energia verso un telefono cellulare. Questi componenti aiutano a fornire quell'energia extra per il telefono, che la batteria non può fornire da sola.

Nel 2000 sono stati venduti globalmente 400 milioni di telefoni, il 45% in più rispetto all'anno precedente. Nel 2001 i leader della telefonia mobile si aspettano di venderne in tutto il mondo più di 500 milioni di unità. Dal momento che i telefoni cellulari non sono ancora riciclabili, i fabbricanti non possono riutilizzare i metalli rari per i telefoni futuri, anche se si stanno sperimentando forme seppur limitate di riciclaggio. I prezzi del tantalio sono quindi rimasti alti anche perché gli unici sostituti dei condensatori di tantalio - i condensatori di ceramica - non possono essere costruiti in scala sufficientemente piccola per adattarsi alle dimensioni dei nuovi cellulari.

Nell'aprile 2001 l'Onu ha presentato un rapporto contro lo sfruttamento illegale dei giacimenti di coltan nel nord del Congo e il traffico di diamanti dall'Angola. Secondo i dati dell'ONU, circa 1500 tonnellate del prezioso materiale sono state esportate illegalmente dall'Africa tra la fine del 1998 e l'estate 1999. Il traffico di coltan, ma anche di oro e diamanti, avrebbe fruttato ai guerriglieri del Raggruppamento congolese per la democrazia circa un milione di dollari al mese, che sarebbero stati impiegati per finanziare la guerra contro il governo di Kinshasha. Dopo la diffusione di queste notizie, diverse associazioni non governative belghe hanno lanciato una campagna di protesta con lo slogan ''niente sangue sul mio Gsm''. E proprio le pressioni delle ong hanno convinto la compagnia aerea belga Sabena (citata nel rapporto ONU insieme ad altre 13 compagnie) e la svizzera Swissair a sospendere il trasporto del coltan.

Gli interessi in gioco

"I principali motivi di conflitto nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) sono diventati l'accesso a cinque risorse minerali di prima importanza- colombotantalite, diamanti, cuoio, cobalto e oro - nonché il controllo ed il commercio di queste materie". E' il primo punto delle conclusioni degli esperti ONU, che nello scorso aprile in un rapporto hanno messo nero su bianco nomi, indirizzi, responsabili e vittime del traffico del coltan.

Il Consiglio di Sicurezza ha istituito una commissione d'inchiesta ancora al lavoro, e altrettanto ha fatto il Parlamento belga, preoccupato per il possibile coinvolgimento di imprese del Paese.

Per inquadrare la dimensione del traffico e suoi effetti, alcune cifre: all'inizio degli anni '90, una libbra di coltan costava 20 dollari, e ancora 4 anni fa, il prezzo oscillava intorno ai 97 dollari. Nel gennaio di quest'anno, è arrivato a 350 dollari per libbra, prima di scendere nelle ultime settimane. Lo scorso marzo, una settantina (ma c'è chi dice oltre 100) minatori sono morti per il crollo di una miniera vicino a Goma. Nella riserva naturale di Okapi, dove si estrae il coltan, la fauna è a rischio di estinzione. Solo fra la fine del 1998 e l'estate 1999 circa 1500 tonnellate di coltan sono state esportate illegalmente dall'Africa.

Il percorso del coltan è parallelo a quello di oro e diamanti e avrebbe fruttato ai guerriglieri del Raggruppamento congolese per la democrazia un milione di dollari al mese. Soldi trasformati in armi per combattere contro il governo di Kinshasha.

CUI PRODEST

"Il legame fra lo sfruttamento delle risorse naturali e il proseguimento della guerra nella Repubblica Democratica del Congo - si legge nel rapporto degli esperti ONU - è effettivo e poggia su 5 fattori (...):

- l'attitudine di certi paesi a finanziare la guerra fino ad un certo punto poggiando su risorse proprie, come nel caso dell'Angola;

- l'attitudine di certi Paesi a prelevare risorse dal nemico e a servirsene per condurre una guerra 'autofinanziata', come nel caso del Ruanda;

- la propensione di certi governi di mettere a profitto e sviluppare una situazione di guerra per trasferire a beneficio della loro economia nazionale ricchezze prelevate da altri Paesi, come nel caso del Ruanda e dello Zimbabwe;

- l'interesse di privati cittadini ed alcune imprese a prolungare la guerra per trarne un beneficio politico, finanziario o altro. E' il caso dei generali dell'esercito ugandese e dello Zimbabwe, di politici poco raccomandabili (Victor Mpoyo, Gaetan Kakudji, Mwenze Konkolo) nel governo della RDC;

- l'attitudine di una delle parti in conflitto a offrire un interessamento (sotto forma di prodotti minerari e sotto altre forme) ai propri alleati e ai suoi soldati, come nella RDC".

Di coltan in quest'angolo di Africa ce n'è molto: l'80% dei giacimenti mondiali conosciuti, anche se ora si comincia ad estrarre in Sudamerica e in Oceania. E qui il coltan sembra riuscire in un compito impossibile, mettendo d'accordo affaristi e governi, rispettabili società di esportazione e ribelli congolesi; trafficanti e autorità locali; Paesi nemici riavvicinati dalla prospettiva di facili guadagni in un Paese, la RDC, dove buona parte del territorio è presidiato dai guerriglieri e dove la morte di Kabila ha indebolito il potere centrale.

Fulcro insostituibile, la Societé minière des Grands Lacs (Somigl), creata e controllata dal Rassemblement Congolais pour la Democratie (RCD), che amministra il Congo occupato dalle truppe ruandesi. Una percentuale fissa del ricavato dall'esportazione del coltan (ufficialmente, il 10%) viene così direttamente assorbita dai ribelli ruandesi, come documentato dall'inchiesta del http://www.diario.it/ . Ma come sempre in Africa, cifre precise sono impossibili.

Un paese occupato

VUOTI DI POTERE PERICOLOSI. E VOLUTI

In Congo si combatte ormai da 4 anni. E qualcuno rimpiange oggi, nel 2001, persino lo spietato Congo belga di Leopoldo I. L'assassinio di Laurent Desiré Kabila, lo scorso 16 gennaio, ha gettato un intero Paese ancor più nel caos, mentre migliaia di bambini prendevano in mano fucili, come denunciato ripetutamente da Amnesty International, e poco meno di 700 mila civili scappavano via.

Ovunque, pur di sopravvivere. Negli ultimi 4 anni i morti sono oltre 2,5 milioni: innumerevoli i casi di stupro, sevizie, torture. In Congo tutto è permesso, e tutti vogliono esserci, nella convinzione di arraffare qualcosa.

Uganda, Ruanda, Zimbabwe ed Angola sono presenti con proprie truppe e il loro ritiro è uno dei punti controversi dell'applicazione degli accordi di pace di Lusaka del 1999.

GLI ULTIMI ANNI

La situazione, in tempi recenti, peggiora nel 1994. Il genocidio e la guerra civile ruandese provocano un enorme flusso di profughi: oltre un milione, verso il Congo (allora ancora Zaire). Il Congo importa disperati disposti a tutto per vendicare pulizie etniche subite da hutu e tutsi. Nel 1996, in settembre scoppia la guerra nella regione del Kivu (a est del Paese). A guidare i ribelli è Laurent Desiré Kabila, con il sostegno dei governi di Ruanda (ormai saldamente in mano ai tutsi) e Uganda.

Nel '97 Kabila avanza verso la capitale mentre le forze armate regolari si dissolvono. Il 17 maggio Kabila si proclama capo dello Stato subito dopo la partenza da Kinshasa del maresciallo Mobutu Sese Seko al potere da 32 anni, da quando lo Zaire era diventato indipendente dal Belgio. Il paese torna a chiamarsi Congo (repubblica democratica) e Kabila assume pieni poteri, reprimendo brutalmente ogni opposizione interna.

Nel '98, in agosto, scoppia una nuova ribellione nel Kivu, questa volta contro il regime di Kabila, da parte di ex militari zairesi e miliziani banyamulenge (congolesi tutsi di origine ruandese). La rivolta si trasforma rapidamente in una guerra regionale con l'intervento di Ruanda, Burundi e Uganda a fianco dei ribelli e di Angola, Namibia e Zimbabwe a sostegno di Kabila.

Il 18 aprile 1999 Kabila e il presidente ugandese Yoveri Museveni firmano in Libia un accordo che prevede un cessate il fuoco e il ritiro delle forze straniere, ma il conflitto continua. Il 10 luglio un nuovo accordo viene firmato da Kabila e i suoi alleati, oltre che da Uganda e Ruanda, ma anche questo accordo viene disatteso. Secondo fonti Onu continuano i massacri e le violenze. L'ONU, finalmente, interviene nel febbraio 2000, inviando 5.537 soldati: il 17 giugno l'Onu approva una risoluzione in cui ordina il ritiro di tutte le forze straniere. Ma non fissa una data limite e tutto, o quasi, resta come prima.

Il 6 dicembre 2000 le parti in conflitto, fatta eccezione per uno dei tre movimenti ribelli, firmano un accordo di disimpegno delle loro forze per permettere il dispiegamento della forza dell'Onu. Promesse vuote, perché nessuna delle Potenze confinanti vuole lasciare il Congo per prima, nessuna delle fazioni vuole disarmarsi. A gennaio Kabila è assassinato e il parlamento proclama presidente suo figlio, il generale Joseph Kabila, che ad inizio aprile destituisce il governo. Il nuovo esecutivo, tra l'altro, compie un passo importante e liberalizza il commercio dei diamanti, prima fonte di valuta per il Paese, sospendendo il monopolio di acquisto ed esportazione di una società israeliana. Secondo stime ufficiali, il potenziale di esportazione del settore diamantifero della Rdc è dell'ordine di 600 milioni di dollari all'anno (circa 230 miliardi di lire), ma le esportazioni legali non superano attualmente i 240 milioni di dollari. I resto, se ne va in contrabbando, e la liberalizzazione dei traffici potrebbe arginare, si spera, il fenomeno.

SPIRAGLI DI LUCE

Lo scorso 6 luglio a Nairobi un vertice tra il presidente ugandese Yoweri Museveni e quello ruandese Paul Kagame sembra metter fine allo scontro tra Ruanda ed Uganda, una delle variabili impazzite del dramma concolese. Poche ore prima, a Dar es Salaam, in Tanzania, Museveni e il presidente della RDC Joseph Kabila annunciano il disgelo tra Uganda e Congo, fino ad oggi di fatto in guerra.

Le potenze regionali vicine hanno cominciato a ritirare le truppe dal Congo, dove sono arrivati i caschi blu Onu. Certo, nel Congo si continua a morire. Nelle ultime settimane, in particolare, sono stati uccisi poco meno di un migliaio di stregoni, a colpi di machete. Le loro proprietà vengono espropriate e ridistribuite nella comunità, e forse, come sempre in Congo, dietro ad apparenti motivazioni religiose si nascondono interessi economici, faide etniche, vendette tribali. Ma i segnali incoraggianti, una volta tanto, non mancano.

E' di questi giorni (23 agosto 2001) la notizia dell'avvio del dialogo a Gaborone, in Botswana, fra le parti in lotta in Congo. Presto potrebbe riunirsi il Dialogo intracongolese, il forum nazionale previsto dagli accordi di pace di Lusaka firmati due anni fa per la pacificazione della Repubblica Democratica del Congo. I Paesi confinanti sono stati nuovamente invitati a ritirare le truppe dal Congo. Nel forum nazionale saranno il governo di Kinshasa, la Coalizione democratica congolese (sostenuta militarmente dal Ruanda) e il Movimento di liberazione del Congo (appoggiato dall'Uganda). Obiettivo, arrivare in due, tre anni ad elezioni democratiche. Ma si parlerà, forse, anche di coltan.

La signora del Coltan

LA GUERRA PER LA SOMICO

Nello scorso maggio, il controllo della Somico diventa scontro fra bande, lotta di fazioni politiche, guerra con alleati internazionali.Il presidente Kabila nomina un comitato di gestione, ma il ministro Norbert Likulia Bolongo designa a sua volta suoi uomini. Gli investitori stranieri prendono tempo: partner giapponesi , in particolare, portano capitali nella Somico, e vogliono vederci chiaro, minacciano azioni legali per sapere chi realmente controlla la Società. Il presidente e amministratore delegato, Philémon Mwami, a cui hanno staccato un assegno da 3 milioni di dollari, muore in Francia. Mwami ha firmato contratti con aziende locali, dalla società di tlc Oasis alla Sottemair (aerei). Il direttore generale della Somico, Makela, vive sotto minaccia di morte e viene indagato dalla magistratura locale.

Ma in Congo il controllo della Somico è solo uno degli scacchieri sui quali si confrontano trafficanti, politici locali e capitali stranieri. Altro terreno è stato, in passato, la Sominki, Società mineraria e industriale del Kivu, sull'orlo del fallimento: Mobutu nel '95 l'aveva venduta a un gruppo canadese che aveva creato due compagnie: la Sakima e la RMA, nelle quali aveva interssi il Ruanda. Kabila annullerà poi tutta l'operazione. I minerali del Kivu sono una delle maggiori fonti di entrate per il Congo: dal Kivu parte Kabila nel '97, dal Kivu partono dopo i ribelli anti Kabila del Rassemblement congolais pour la démocratie (RCD), che confiscano gli stock della Sakima e della RMA e impondono una 'gestione provvisoria' ancora in carica. All'ex direttore della RMA, Victor Ngezayo, non resta che fondare un partito: ripetute minacce di morte lo elimineranno dalla scena politica. Si combatte per controllare le miniere, per le piste d'atterraggio dove aerei portano via oro, diamnati e coltan e scaricano fucili, razzi, munizioni.

SIGNORA DELLA GUERRA

Alle spalle delle compagnie regolarmente registrate, con tanto di consiglio di amministrazione e sede legale, prospera il contrabbando. Regina, secondo il rapporto ONU sul Congo, è una donna nota nella regione dei Grandi Laghi: Aziza Gulamali Kulsum. Ha una fabbrica di sigarette a Bukavu, alla frontiera con il Ruanda, ha rifornito di armi i ribelli hutu del Burundi. Ma soprattutto, è in grado di spostare qualsiasi bene (oro, avorio, armi, e anche coltan) in un'area dove nessun potere statale controlla il territorio. Finanzia regolarmente i ribelli del Congo e esporta il coltan via Ruanda.

Il traffico diventa così ingente da portare alla creazione della SOMIGL (Société minière des Grands Lacs), monopolista delle export di coltan, che versa il 10% dei ricavi dichiarati alla Repubblica Democratica del Congo, e il resto (profitti esosi della Kulsum a parte)... ai ribelli congolesi appoggiati dal Ruanda.


da amicidimweso.com

venerdì 7 ottobre 2011

Donne e uomini avvisati...


Non ti mettere contro di me, ok? Non parlare troppo, mi capisci? Non ti conviene, lo stai capendo?

Home page de "ilgiornale.it" di stamattina venerdì 7 ottobre 2011.

lunedì 3 ottobre 2011

Scoprirono gli abusi edilizi del sindaco a Torre del Greco: trasferiti tre vigili urbani

Tra maggio e giugno bussarono in diverse occasioni alla porta di casa del sindaco Ciro Borriello e dei suoi parenti, portando a galla le colate di cemento selvaggio gettate nel feudo di via del Monte. Tre mesi dopo, sono stati puntualmente messi alla porta del servizio anti-abusivismo del Comune e dirottati a dirigere il traffico in città.

Una singolare coincidenza che ha acceso per l´ennesima volta i riflettori sul nucleo di polizia municipale incaricato di contrastare il fenomeno del mattone selvaggio all´ombra del Vesuvio e alimentato la fama da "tagliatore di teste" del leader locale del Pdl. Perché degli otto componenti in forza al servizio anti-abusivismo solo in tre sono stati costretti a fare le valigie, guarda caso proprio i tre che - raccogliendo una denuncia anonima sulle costruzioni fuorilegge realizzate negli anni da Ciro Borriello & famiglia - effettuarono i sopralluoghi in via del Monte e rilevarono gli illeciti edilizi commessi nel feudo del primo cittadino. Trasferimenti sospetti, su cui gettano acqua sul fuoco dal comando di via dei Gasperi: "Si tratta solo di una coincidenza - trapela dagli uffici dei vigili urbani -. I tre agenti di polizia municipale sono stati trasferiti perché erano impiegati al servizio anti-abusivismo da diversi mesi: il nuovo corso, invece, prevede una frequente rotazione per le attività di controllo del territorio legate al mattone selvaggio". Un nuovo corso introdotto proprio dopo lo scoppio dello scandalo abusivopoli che - era il mese di ottobre del 2010 - portò alla luce i metodi "autoritari" del sindaco Ciro Borriello nella gestione dei caschi bianchi in forza al Comune: "Non ci sono assolutamente collegamenti tra lo spostamento dei vigili urbani e le ispezioni in via del Monte - insistono da palazzo La Salle - tant´è vero che uno dei tre agenti di polizia municipale trasferiti è stato nuovamente assegnato, su richiesta del nuovo responsabile del servizio al nucleo anti-abusivismo".

Insomma, tutto si sarebbe svolto nella massima regolarità e trasparenza. Ma la vicenda ha ugualmente alimentato polemiche e scatenato malumori tra i caschi bianchi di palazzo La Salle, sorpresi dalle coincidenze che hanno portato al trasferimento dei tre vigili urbani che avevano scoperto gli abusi edilizi commessi nelle proprietà di Ciro Borriello e dei suoi familiari in via del Monte.
ALBERTO DORTUCCI - metropolisweb.it

Interrogazione di Di Nardo (IdV) al Ministro della Salute

Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-05940

Atto n. 4-05940

Pubblicato il 27 settembre 2011
Seduta n. 610

DI NARDO - Al Ministro della salute. -

Premesso che:

l'ospedale "Agostino Maresca" di Torre del Greco (Napoli), operante nell'ambito dell'ASL Napoli 3, da oltre 40 anni serve tutta la fascia costiera dell'area vesuviana, che va da S. Giorgio a Cremano a S. Sebastiano al Vesuvio, a Portici, a Ercolano, con un bacino di utenza di circa 300.000 cittadini;

la Regione Campania nel 2010 decideva di intervenire su tale struttura, declassificandola da ospedale di secondo livello emergenza-urgenza a semplice ospedale di lungodegenza e riabilitazione;

alla fine del mese di agosto 2011 il competente Dipartimento di salute mentale ha deciso la chiusura dei reparti denominati Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (SPDC) di Gragnano e Pollena Trocchia (Napoli) ed il loro accorpamento nel SPDC dell'ospedale Maresca;

considerato che secondo quanto segnalato da cittadini, organizzazioni sindacali ed organi di stampa, il SPDC del "Maresca", che dovrebbe servire circa un milione di utenze del territorio a sud di Napoli, si troverebbe in stato di grave inadeguatezza strutturale, in particolare: sarebbero disponibili solo 10 posti letto rispetto ai 16 previsti; non sarebbe disponibile il servizio di ossigenoterapia; sarebbero tuttora in corso lavori di ristrutturazione pur in presenza di pazienti all'interno della struttura; i servizi igienici sarebbero insufficienti in rapporto alla capienza della struttura; non sarebbe rispettata la normativa antincendio,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto sopra esposto;

quali azioni concrete, nell'ambito delle proprie competenze, si intendano porre in essere al fine di assicurare l'efficienza e la sicurezza del SPDC di Torre del Greco.

da senato.it

venerdì 30 settembre 2011

Occhi da orientale

Occhi da orientale che raccontano emozioni
sguardo limpido di aprile di dolcissime illusioni
tutto scritto su di un viso che non riesce ad imparare
come chiudere fra i denti almeno il suo dolore
Più di cinquecento notti già mi sono innamorato
di una bocca appena aperta di un respiro senza fiato
se potesse questo buio cancellare l'universo
forse ti potrei guardare e non sentirmi così perso

ma tu dormi ancora un po' non svegliarti ancora no
ho paura di sfiorarti e rovinare tutto
no, tu dormi ancora un po' ancora non so
guardarti anch'io nel modo giusto
nei tuoi occhi disarmanti

sono occhi di ambra lucida tra palpebre di viole
sguardo limpido d'aprile come quando esce il sole
ed io sarò la nuvola che ti terrà nascosta
perché gli altri non si accorgano di averti persa

ma tu dormi ancora un po' non svegliarti ancora no
ho paura di sfiorarti e rovinare tutto
no, tu dormi ancora un po' ancora non so
guardarti anch'io nel modo giusto

nei tuoi occhi innocenti disarmanti devastantiInserisci link
quei tuoi occhi che ho davanti
tienili chiusi ancora pochi istanti

occhi da orientale che raccontano emozioni
ed io cos'altro posso fare io posso scrivere canzoni
i tuoi occhi...

se potesse questa musica annullare l'universo
forse ti potrei guardare e non sentirmi perso
nei tuoi occhi...
disperso...
nei tuoi occhi...
di D. Silvestri


A M.

lunedì 26 settembre 2011

Circumvesuviana ... tanto c'è chi paga - IL CASO

Circum, ecco la lista dei 125 consulenti che costano all'azienda in crisi 2 milioni.L'elenco pubblicato dopo l'apertura di un'indagine della Regione: la schiera è passata, in piena campagna elettorale, da 4 a 125 nomi, quasi tutti vicini a Fulvio Martusciello
di CRISTINA ZAGARIA

È PUBBLICA la lista di avvocati che lavorano come consulenti per la Circumvesuviana. Una lista che costa alle sconquassate casse dell’azienda circa 2 milioni di euro l’anno. Una lista che la scorsa primavera, in piena campagna elettorale, si è allungata da 4 a 125 nomi. E tra questi nomi, (da ieri sul sito della azienda di trasporti regionale) c’è una fitta schiera di uomini del Pdl, anzi per la precisione uomini legati alla compagine di Fulvio Martusciello e — a cascata — a Salvatore La Porta, candidato al Comune.

Chi sono? Manuela Esposito (ex consigliera del Pdl al Vomero e compagna di scuola di Martusciello nonché sua consulente alla Regione), Giuseppe Fierro, ex consigliere Forza Italia a Bagnoli; Gian Luca Lemmo, candidato con Forza Italia al Comune nel 2001 e assessore a Bacoli in quota Martusciello; Alessandro Librino e Mario Mele, consiglieri neoeletti a Chiaia e abbinati a La Porta; Gaetano Micera eletto a San Giovanni/Barra nel 2001 nella lista che appoggiava come candidato sindaco il fratello di Fulvio, Antonio Martusciello; Francesco Migliarotti amico personale di La Porta; Debora Savastano parente di Iris, consigliera eletta al Vomero in quota La Porta — Martusciello.

E questi sono solo alcuni dei nomi della lista, che arriva dopo la richiesta dell’assessore regionale Vetrella all’ad della “Circum”, Gennaro Carbone (a sua volta ex consigliare comunale dell’area martuscelliana), di fornire una relazione e di spiegare i motivi per cui l’azienda, visti i tagli, non ha usufruito del patrocinio dell’Avvocatura regionale.

CIRCUMVESUVIANA, LA RIDUZIONE DELLE CORSE PENALIZZA GLI ESERCENTI
“E' necessaria sinergia tra i vari enti al di là delle rispettive competenze, per garantire un sistema di trasporto efficiente che non paralizzi ulteriormente la città ”Così il Presidente della Fiarc Confaesercenti.


Chiusura delle biglietterie di alcuni impianti delle linee Napoli - Sorrento, Napoli - Sarno, Napoli-Baiano, impossibilità di usufruire in tali stazioni degli impianti di risalita, oltre al drastico taglio di alcune corse della Circumvesuviana, stanno arrecando notevoli disagi a migliaia di cittadini che utilizzano il sevizio pubblico e di conseguenza penalizzando ulteriormente i piccoli esercenti. Tagliare le corse nelle prime ore del mattino rende difficile raggiungere i posti di lavoro a tantissimi imprenditori, lavoratori, studenti, ma significa anche ridurre ulteriormente le vendite dei bar, delle edicole, e di tanti altri negozi all’interno della vesuviana che hanno investito in proiezione di un progetto di modernizzazione del trasporto pubblico.

Siamo consapevoli che i tagli alla Circumvesuviana da parte della Regione sono dovuti soprattutto ai fortissimi tagli governativi, ma siamo anche convinti che tra i mali bisogna scegliere il minore. In questo caso, invece, i tagli alla Circumvesuviana, si riflettono sulla quotidianità della gente, sulla produttività ed economia della città, pertanto, auspichiamo in una sinergia tra Regione, Provincia, Comune, e amministrazioni locali coinvolte affinché al di là delle rispettive competenze, si garantisca ai cittadini un sistema di trasporto efficiente e moderno, degno di una città che ultimamente più che mai sente l’esigenza di cambiare e migliorare.

dal blog del Comitato Cittadino di Boscotrecase

venerdì 23 settembre 2011

23 settembre 2011 - Passeggiata serale "Il Vesuvio sotto le stelle"

Venerdì 23 settembre 2011 l'Associazione Torre Vesuvio Pro Natura, nell'ambito delle attività del progetto "Natura Viva", organizzerà una passeggiata serale nella pineta vesuviana.

L'appuntamento è alle ore 18:00 in via Cappella degli Orefici, fuori la Parrocchia del Santissimo Crocifisso; da lì, parcheggiate eventualmente alcune auto, il gruppo si dirigerà in Via Pisani, da dove si potrà apprezzare il tramonto e successivamente incamminarsi su un sentiero della pineta.

La passeggiata, finalizzata alla conoscenza del Parco Nazionale del Vesuvio, terminerà alle ore 22.00; durante la passeggiata si potranno ascoltare i versi di alcuni animali notturni e forse avvistarne alcuni.

Si consiglia di: utilizzare un abbigliamento scuro e a strati (a cipolla, fatto di indumenti più leggeri e più pesanti da indossare o togliere a seconda della temperatura), considerando anche che potrebbe fare freddo; utilizzare scarpe da trekking o comunque comode (eventualmente da ginnastica); portare uno zainetto contenente torce elettriche (se in possesso), almeno mezzo litro d'acqua a persona, un maglione ed un impermeabile.

Ogni partecipante potrà preparare e portare qualche cibaria da condividere con gli altri alla fine dell'evento.

Per qualsiasi informazione contattare il presidente Paolo Belfiore al cellulare 3381736878.

dal blog di Natura Viva

giovedì 22 settembre 2011

Vergognoso, ancora una volta

Di nuovo un arresto negato, quello di Milanese. E allora, per dirla con la ironia del Marchese del Grillo, la casta ci ha di nuovo buttato in faccia la sua impunità!

venerdì 16 settembre 2011

Sfogo - 2

1) Migliaia di auto in fila, un cielo terso ke si comincia a tingere di foskia grigia. Una makkina a testa. Non è la SalernoReggioCalabria: è corso Garibaldi a Portici direzione Napoli; è corso Vittorio Emanuele a Torre del Greco, direzione Napoli; è Corso Resina e via Marittima ad Ercolano, direzione Napoli. Non alle 11 di mattina o alle 18 il pomeriggio. Sto parlando delle 7 di mattina. Già, perkè da quando l'EAV ha cessato di finanziare i trasporti pubblici in Campania, la Circumvesuviana ha ridotto del 40% le sue corse giornaliere, posticipando di un'ora la partenza del primo treno per Napoli. Un'ora è fatale. Imputtani tutto il traffico della periferia, se costringi i pendolari a prendere l'auto. Rendi irrespirabile l'aria per pedoni e ciclisti. Non è possibile. Anzi no, sta già succedendo.
2) Treni superveloci, più convenienti di un'aereo. E già, perkè se dovessi andare a Milano con l'aereo, atterrerei a Malpensa o Linate, un'ora di tax o di pullman dal capoluogo. Perdendo tempo per il check-in e per il check-out. E inquinerei l'aria in maniera vergognosa. Il treno, invece, arriva al centro città: scendo e sono già pronto per l'aperitivo...Certo i costi non sono da intercity, ma una volta si può fare. Per Roma, la FrecciaRossa è stata una manna per i pendolari. Napoli-Roma in un'ora. Non riesci nemmeno a leggere un'articolo di Feltri, in un'ora. Già sei arrivato a Termini. Scendi, lavori, finisci di lavorare, e sei di nuovo in treno. Pronto a tornare al focolare. Un abbonamento costoso, chiaro: € 350,00 non sono poki. Ma se considero i prezzi per fittarmi una stanza nella capitale, e sommo i costi dei treni per scendere anke solo una volta ogni 15 giorni, beh mi conviene l'abbonamento. Stiamo parlando di servizio pubblico, chiarisco. Espletato da una azienda privata, di proprietà dello Stato (FS). Un paradosso, ma funziona così. Un'azienda privata ke sul progetto TAV ci ha speso miliardi di euro, molti di più di quelli ke erano previsti in partenza. E ke ora con un gioco meskino e sporco, sta cercando di far viaggiare solo con questi treni gli italiani. E già perkè gli intercity e i regionali, ormai stanno scomparendo. Gli IC per Roma costano circa 25 euro e ci impiegano 2 ore e mezza. I regionali costano 10 euro, e ci impiegano 3 ore! Quindi, la strategia è kiara: fare profitto come un'azienda privata, abbandonando il concetto di welfare e stato sociale. Se non hai soldi, fanculo in un regionale. Se arrivi, arrivi. Cosa dici? Paghi anke tu le tasse? Fessakkiotto! Fai come gli altri! Beh, il bello non è ancora arrivato: dal prossimo mese, le FS stanno minacciando un aumento dell'abbonamento mensile della TAV per Roma di oltre 100 euro (costo complessivo intorno ai 450 euro). Una riduzione dello spazio destinato agli abbonati (si parla di una carrozza sola o 2 al max a treno) con la solita guerra tra poveri per accaparrarsi un diritto. Giocando sulla necessità dei lavoratori di spostarsi e contemporaneamente gestire e occuparsi della famiglia e della propria vita lontana dall'ufficio. Minkioni al potere ke si riempiono la bocca della più meskina e ipocrita bigotteria vaticana "I valori della famiglia", "L'importanza di una moglie, un marito, di figli" e ke poi se ne sbattono dei servizi elementari per le famiglie: zero lavoro, zero trasporti...zero in pagella.
Vi consiglio di andare sul sito pendolari.org , dal quale sta partendo qualke iniziativa per farsi sentire.

giovedì 15 settembre 2011

Liquore al finocchietto

Naturalmente, finocchietto selvatico del Vesuvio doc!!!!
Dunque, l'anno scorso più o meno usai questa "ricetta":
1/2 lt di alcool puro;
una manciata di semi di finocchietto selvatico del Vesuvio doc;
una manciata di foglie di finocchietto selvatico del Vesuvio doc;
1/2 lt di acqua;
350/400 gr di zucchero di canna Picaflor di Altromercato.

Ho schiacciato i semi di finocchietto con un mattarello e li ho riposti nel fondo di un barattolo di vetro. Naturalmente non credo ci sia una quantità minima o massima: più gustoso lo vuoi, più finocchietto ci devi mettere. Diciamo che io mi sono regolato ad occhio (e a profumo). Schiacciando i semini, questi "scaricano" più sapore nell'alcool. Quindi ho versato l'alcool nel contenitore, l'ho chiuso ermeticamente, e l'ho lasciato al buio della credenza per un paio di settimane. Dopo di che, ho fatto uno sciroppo facendo bollire acqua e sciogliendoci dentro lo zucchero. L'ho fatto raffreddare e l'ho versato nell'alcool. Nel versare lo sciroppo, si può filtrarlo con un panno di cotone, in modo da non far formare grumi di zucchero. Un altro filtraggio lo si può fare quando si versa il liquore nelle bottiglie. Più filtraggi si fanno, più il colore e la trasparenza migliorano. Ma non privilegiando l'estetica, personalmente lo filtro solo una volta. Mettete il liquore nel frigo o nel freezer, e gustatelo dopo pranzo o dopo cena. Ottimo per digerire!

mercoledì 14 settembre 2011

Torre del Greco, ordine del Comune: "Giù gli abusi edilizi del sindaco Ciro Borriello"

''Provvedere immediatamente alla demolizione delle opere abusive e alla rimessa in pristino della stato originario dei luoghi''. E' la richiesta ricevuta attraverso un'ordinanza firmata dal dirigente comunale del settore Antiabusivismo edilizio dal sindaco di Torre del Greco (Napoli), Ciro Borriello. Non si tratta pero' di uno dei tanti interventi contro il ''mattone selvaggio'' effettuati in citta' dalla polizia municipale e portati a conoscenza del primo cittadino. Stavolta Ciro Borriello, ma anche la mamma e per altri interventi fratello e sorella, sono stati chiamati in causa in qualita' di ''proprietari e committenti'' degli interventi realizzati senza autorizzazioni in via Del Monte, dove il sindaco di Torre del Greco e i suoi familiari abitano.
Nell'ordinanza firmata dall'architetto Giovanni Falanga vengono presi in considerazione quattro ''cespiti di proprieta' di Ciro Borriello'': un ''appartamento posto al piano terra di un fabbricato di vecchia costruzione oggetto di licenza edilizia del 1972'' una ''cantinola posta al piano seminterrato del vecchio fabbricato'', un ''locale studio posto al piano seminterrato'' e una ''tavernetta con annesso gazebo posti nell'area di pertinenza del fabbricato antistante l'accesso dell'appartamento''.
''Dal confronto dello stato dei luoghi - si legge ancora nell'ordinanza - con gli atti presenti in ufficio e' stata accertata la realizzazione delle seguenti opere: in riferimento all'appartamento e' stato realizzato, senza alcuna autorizzazione e/o permessi a costruire, un ampliamento all'unita' abitativa al piano terra, tramite la realizzazione di un varco, nella muratura perimetrale. L'ampliamento, adibito a cucina e cameretta, occupa una superficie di circa 70 mq e presenta una altezza media interna di circa 2,50 metri''.
Altre variazioni sarebbero state apportate all'appartamento. ''In riferimento alla cantinola l'accesso non avviene piu' dalla vecchia scala, attualmente demolita, ma da un passaggio ricavato dallo sbancamento del terreno attiguo la cui copertura risulta costituita da un solaio in latero-cemento. Tale opera, completamente abusiva, risulta interrata lungo il lato Vesuvio e seminterrata lungo il lato Napoli, completa di tre vani luce''.
Per il locale studio ''bisogna specificare che e' presente presso l'ufficio Edilizia privata un permesso a costruire per frazionamento e mutamento di destinazione d'uso da deposito ad ufficio di parte del locale seminterrato (tre vani dei quattro del piano cantinola). Confrontando lo stato dei luoghi con i grafici presenti nel fascicolo del permesso a costruire non si evincono difformita'. In riferimento alla tavernetta con annesso gazebo tali opere sono oggetto di istanza di condono edilizio''.
Per alcuni di questi abusi e' stata presentata una domanda di condono nel 1990.
''Inoltre - scrive il dirigente nell'ordinanza - e' stato costatato, sullo stralcio aereofotogrammetrico datato 2004-2005, la presenza dell'ampliamento dell'appartamento posto al piano terra oltre che della presenza del gazebo e della tavernetta. Dai sopralluoghi effettuati e' stata accertata anche la realizzazione, senza autorizzazione, del muro di confine che divide la proprieta' dei signori Borriello Giuseppe e Borriello Carmela Antonietta (fratello e sorella del sindaco) con la proprieta' di Borriello Ciro''.
da Metropolisweb.it

martedì 13 settembre 2011

SOTTO LA CENERE DEL SOMMA

Continuiamo a trattare l’argomento degli incendi boschivi, già accantonato come l’ultimo dei fenomeni stagionali, con la speranza che fumo e fiamme non diventino routine anche a monte di Partenope.
Il 2011 è stato dichiarato anno internazionale delle foreste e manco a farlo apposta, proprio in quest’occasione, i preziosi boschi del Somma vanno a farsi letteralmente friggere e come ormai non accadeva da anni.
L’accerchiamento del fuoco è iniziato, come d’abitudine in quel di Torre del Greco, che chissà per quale strano caso del destino, è uno dei pochi comuni che prevede un indennizzo per i “volontari” che intervengono nell’opera di spegnimento. Le fiamme poi hanno, via-via, toccato Ercolano, Somma, Terzigno e lambito i comuni di Pollena e San Sebastiano. Qual è stato il risultato? La progressiva distruzione del prezioso habitat vesuviano; castagni, lecci, pini, ma in alcuni casi anche alberi da frutta e vigneti, quelli che hanno reso famosa la zona. Il caso più eclatante è stato quello che per quattro giorni ha visto bruciare i boschi lungo il sentiero cosiddetto della Castelluccia e che ha colpito duramente anche il prezioso bosco del Molaro, di proprietà dell’Ente Parco.
Siamo saliti, una settimana dopo l’evento, per renderci conto della situazione e abbiamo notato che l’andamento dell’incendio, pur allargandosi in più punti e proveniente dal versante dell’alveo Molaro, a settentrione della Caldera, segue stranamente il percorso del sentiero della Castelluccia, che come abbiamo già in passato accennato era un utile passaggio per raggiungere il Somma. Chi pensa al male fa peccato, diceva qualcuno ma è anche risaputo che spesso c’azzecca. E lungi dall’essere presuntuosi, riteniamo, in assenza dei dati definitivi delle indagini del Corpo Forestale dello Stato, che l’idea che qualcuno abbia appiccato l’incendio o l’abbia, per così dire, alimentato a suo piacimento, non sia del tutto peregrina.
Sta di fatto che, il sentiero, fino a quel momento impraticabile, è adesso in buona parte percorribile. Purtroppo per loro (si fa per dire!), le fiamme hanno risparmiato sterpi, rovi e cannucce che ostruiscono ancora la sua parte più alta, quindi stiamo ancora attenti, perché non si può mai sapere! Inoltre tutte le palizzate che fungevano da parapetto sul punto più alto e panoramico del sentiero, così come le altre opere di contenimento dei vari dislivelli sono andate carbonizzate, con grave pericolo per la stabilità dei costoni.
Tutto ciò non ostacolerà però, anzi agevolerà, chi come d’abitudine percorre quei luoghi a cavallo, va per funghi, va a caccia di frodo o cattura cardellini, lucrando spesso su tali attività e tutti coloro che vedono ancora la campagna circostante come luogo di discarica e feudo personale.

di Ciro Teodonno - da ilmediano.it

lunedì 12 settembre 2011

In fiamme noto ristorante a Torre del Greco Proprietario ritenuto vicino a clan

NAPOLI - Un incendio, stamattina, ha completamente distrutto un ristorante di Torre del Greco, in provincia di Napoli: il proprietario, un 47enne già noto alle forze dell'ordine, è ritenuto vicino al clan Falanga. Le fiamme, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, sono scoppiate poco dopo le cinque, in via Calastro : lo stabile è andato completamente distrutto, danni anche alle abitazioni del piano superiore. Il locale è stato sequestrato; indagini sono in corso per stabilire la natura dell'incendio.

L'incendio ha colpito il locale «Luna rossa», noto lounge-bar posto nella zona adiacente il porto di Torre del Greco (Napoli). Le fiamme si sarebbero sviluppaInserisci linkte, secondo la prima ricostruzione fatta dai carabinieri della locale compagnia guidati dal capitano Pierluigi Buonuomo, poco dopo le 5. Nel corso degli accertamenti non sarebbero state trovate tracce nè di liquido infiammabile nè di polvere pirica riconducibile ad un ordigno.

Sempre secondo quanto rilevato dagli inquirenti il quadro elettrico dell'attività non risultava completamente spento. Non sono stati rivelati nemmeno segni di effrazione a porte e finestre, il che avvalorerebbe la tesi della causa accidentale, anche se i carabinieri non escludono altre piste, tra le quali quella legate alle estorsioni o del pagamento dell'assicurazione.

Il proprietario del locale, già noto alle forze dell'ordine e in passato arrestato nell'ambito di un'operazione contro il clan Falanga, operante nella città vesuviana, ascoltato in mattinata dagli inquirenti, ha escluso di avere mai ricevuto richieste di natura estorsiva.
Domenica 11 Settembre 2011 - da ilmattino.it

venerdì 9 settembre 2011

Ma il giro di Padania che male vi fa?

Io - sia chiaro - i leghisti non li sopporto. Non li sopporto quando promettono mari e monti e federalismi, e non ottengono niente, e fanno finta di niente. Non li sopporto quando si inventano lì per lì obiettivi di scorta, contentini da mostrare agli elettori che evidentemente prendono per fessi: i ministeri a Monza, ma per favore. Non li sopporto se fanno i barricaderi, quando la verità è che non sono mai riusciti nemmeno a organizzare una marcia sul Po come si deve. Non li sopporto quando minacciano di tirar fuori i fucili: ma ce li mostrassero davvero 'sti fucili un giorno o l'altro, poi ridiamo. Non li sopporto quando cercano di cavalcare l'ondata antislamica facendo i cattolici, e dieci anni fa si sposavano col rito celtico. Non li sopporto quando promettono di risolvere il problema dei barconi prendendoli a cannonate, e questa promessa criminale è forse l'unica che hanno mantenuto. Non sopporto un ministro che lascia un paio di motovedette a pattugliare un braccio di mare che pullula di profughi: si chiama concorso in strage. Non li sopporto quando succhiano soldi dallo Stato per riempire edifici pubblici di Soli delle Alpi, o per piantare quei ridicoli cartelli coi nomi dei comuni in dialetto, e io pago. Non li sopporto per centinaia di altri motivi che in questo pezzo non ci stanno.

Ma se decidono di organizzare una gara ciclistica, e se la pagano loro, con gli sponsor e tutto quanto, beh, io non capisco cosa ci sia da eccepire. Anzi. Se da qui in poi Renzo Bossi e famiglia si limitassero a organizzare soltanto gare ciclistiche, tornei di calcio tra nazioni inesistenti, paraolimpiadi, concorsi di bellezza, sabba nei boschi, io francamente sarei molto contento e sollevato, magari andrei anche a sentirmi qualche concerto di cornamuse al festival di cultura celtica. Purché non succhino altri soldi al pubblico erario, come quando presero i miei soldi per pagare i figuranti rumeni di quel Barbarossa che persino la Rai di Mazza ha pena a programmare.

Siamo in un periodo difficile, e lo sappiamo. Crisi economica, governo delegittimato eccetera. In mezzo a tutto questo è successo che Ferrero, segretario di ciò che resta del Partito della Rifondazione Comunista, abbia sentito l'urgenza di denunciare a Napolitano l'incostituzionalità del Giro di Padania. Come se i padri costituzionali avessero perso tempo a inserire nella Carta una tabella con le manifestazioni sportive ammissibili e quelle che invece proprio no. Secondo Ferrero il Giro sarebbe incostituzionale perché costituirebbe un atto di propaganda politica, e nella Costituzione di Ferrero (che deve avere parecchie pagine in più della mia) fare propaganda politica organizzando una gara in bicicletta è pro-i-bi-to. Invece mandare i propri attivisti a disturbare le gare altrui è ok.

Del resto è così facile. Il ciclismo è sempre stato lo sport con meno barriere tra concorrenti e pubblico. Bastano poche squadre di disturbatori per mandare all'ospedale un ciclista, o un tifoso o un carabiniere, e far parlare di sé i telegiornali. Minima spesa, massima resa. Certo, con la stessa logica bisognerebbe denunciare anche l'incostituzionalità del Giro delle Fiandre, o della Freccia Vallone, o del Giro dei Paesi Baschi, e chissà di quante altre competizioni associate a entità geografiche non nazionali. Tempo al tempo, per adesso è fondamentale che Ferrero possa ribadire che “la Padania non esiste”. Buffo, l'anno scorso in questi giorni lo diceva Gianfranco Fini. E nella sua bocca suonava lievemente autoritario, il classico tic dell'uomo d'ordine che nega l'evidenza quando non si adatta al suo sistema. È davvero triste che Ferrero ripeta la stessa cosa.

Che senso ha dire che la Padania "non esiste"? Le nazioni sono concetti astratti, e qualsiasi concetto astratto esiste una volta nominato. Insomma è un incantesimo, la Padania: essa esiste un po' di più ogni volta che la si nomina, e non ha nessuna importanza che la frase sia negativa. Ogni volta che qualche leader afferma che “La Padania non esiste”, i suoi confini diventano più nitidi. Proprio perché è una parola potenzialmente pericolosa, bisogna guardarsi dal farne un tabù. L'ultima cosa da fare con le parole pericolose è proibirle. Occorre disinnescarle. La Padania esiste, è sempre esistita: è un comodo sinonimo del più tradizionale Val Padana. La usava Gianni Brera quarant'anni fa, senza nessuna velleità separatista; la usò nel 1975 Guido Fanti, presidente comunista della Regione Emilia-Romagna, per proporre un coordinamento tra le regioni intorno al Po. Hanno cominciato a usarla i leghisti, relativamente tardi, e probabilmente si deve a loro lo slittamento dell'accento (prima si pronunciava Padanìa, ma forse non era gradita la rima con Albanìa o Romanìa).

La Padanìa è un'espressione geografica: è una valle sconsolatamente piatta, circondata da due catene montuose tra le più alte d'Europa. Se si eccettua la brevissima parentesi napoleonica, non è mai stata una nazione unitaria. È una delle macroregioni di cui è composta l'Italia: esiste tanto quanto il Mezzogiorno. Vi si può senz'altro disputare un giro in bicicletta, così come si corre ogni anno il giro di Lombardia o il Giro di Sicilia senza che la Corte Costituzionale abbia nulla da eccepire. Con buona pace di Ferrero e compagni, a cui in questi giorni argomenti più seri non dovrebbero mancare. Grazie comunque, perché spaccandogli il giochino (uno dei pochi innocui che avevano a portata di mano), mi avete ricordato un'altra cosa che non sopporto dei leghisti: il vittimismo.
http://leonardo.blogspot.com/
da unita.it