venerdì 15 aprile 2011

Torre del Greco, dopo l'esilio il sindaco perde la testa e aggredisce i consiglieri

Non siamo ai livelli della guerra tra il premier Silvio Berlusconi e il presidente della Camera Gianfranco Fini. Ma il violento scontro tra il sindaco Ciro Borriello e il presidente del consiglio comunale Michele Polese rischia di spezzare definitivamente i fragili equilibri della maggioranza di centrodestra che governa Torre del Greco, la quarta città della Campania. Un’amministrazione comunale alle prese con uno scandalo giudiziario che tiene con il fiato sospeso – in primis – proprio l’ex deputato di Forza Italia, indagato per abuso d’ufficio e soppressione di atto pubblico: un sindaco costretto per 20 giorni al divieto di dimora dalla sua città e che martedì sera avrebbe dovuto festeggiare il suo rientro ufficiale in municipio.
Invece, il consiglio comunale della festa per la fine dell’esilio è finito in rissa. Prima verbale, in aula, dove Ciro Borriello ha pesantemente insultato il capogruppo dell’Udeur Massimo Meo perché “colpevole” di avere sfidato il leader locale del Pdl a dire la verità sullo stato dell’arte per la realizzazione del depuratore dei veleni in località Leopardi. Poi fisica, al chiuso della stanza del primo cittadino, dove il capo della maggioranza ha violentemente aggredito il presidente del consiglio comunale Michele Polese perché “colpevole” di avere sospeso l’indecoroso spettacolo andato in scena a palazzo Baronale. In pochi minuti, insomma, Ciro Borriello - al rientro ufficiale in consiglio comunale dopo la revoca del divieto di dimora per lo scandalo abusivopoli, l’inchiesta sul (presunto) giro di mazzette e favori per coprire le colate di cemento selvaggio all’ombra del Vesuvio - ha perso la testa due volte. Confermando che, in fondo, l’immagine di un sindaco dispotico e prepotente descritto dalla procura di Torre Annunziata non si discosta affatto dalla realtà. Tant’è vero che dopo 40 minuti di tensione e dopo la polemica decisione di Michele Polese di abbandonare l’arena del Comune, il primo cittadino ha praticamente obbligato - a dispetto dei dubbi sulle procedure - il segretario generale Pio Amato e la sua maggioranza a riprendere i lavori: “Non mi faccio mettere sotto ricatto da nessuno, il consiglio comunale deve proseguire”, il diktat destinato a scatenare un nuovo caso politico a Torre del Greco.
D’altronde che sarebbe stata una seduta particolarmente delicata - l’assemblea era chiamata a esaminare le richieste di commissioni d’inchiesta interna invocate dall’opposizione sulla vicenda abusivopoli, sulla realizzazione dell’ecomostro a Leopardi e sui tagli all’ospedale Maresca - era già noto alla vigilia.
Ma che si potesse scadere dalle accuse di “sciacallaggio politico” lanciate dai banchi della maggioranza da Francesco Mirabella (Pdl) e dalle accuse di “iniziative strumentali” evidenziate dal capogruppo Pdl Ciro Accardo agli insulti e alle mani era difficile prevedere. L’ex deputato di Forza Italia è letteralmente esploso dopo un’accorata arringa del capogruppo dell’Udeur: “Sindaco, abbia il coraggio di ripetere in pubblico - le parole dell’avvocato Massimo Meo - che la conferenza dei servizi sul depuratore attualmente è aperta”. Una “sfida” che ha trasformato Ciro Borriello in una pentola a pressione. Prima una preoccupante escalation di sinistri borbottii, poi l’incredibile esplosione: “Disonesto, disonesto, disonesto”, l’insulto urlato per tre volte in aula. Un attacco d’ira che ha convinto il presidente del consiglio comunale, dopo i tre inutili richiami all’ordine, a sospendere i lavori. Un ordine che Michele Polese ha rischiato di pagare con l’incolumità fisica: durante il successivo confronto tra le due principali cariche di palazzo Baronale - al chiuso della stanza del sindaco - si è passati dalle parole alle vie di fatto. Solo il provvidenziale intervento di alcuni esponenti della maggioranza ha scongiurato il rischio che la brutale aggressione potesse ulteriormente degenerare.
A quel punto - era appena scoccata l’una di notte - Michele Polese decideva di lasciare il Comune mentre il sindaco all’una e quaranta ordinava la ripresa del consiglio comunale, concluso con la bocciatura della comissione d’inchiesta sulla scandalo abusivopoli e l’ok alla commissione d’inchiesta sul caso depuratore e i tagli all’ospedale Maresca. “Ero stanco e nervoso - la difesa di Ciro Borriello - perché ho dovuto ascoltare accuse ingiuste e false. Il mio ‘disonesto’ era relativo alla strumentalizzazione del caso depuratore da parte dell’avvocato Massimo Meo, non certamente al consigliere comunale. Mi sembrava esagerata la decisione di sospendere i lavori per disordini. Con il presidente del consiglio comunale ho poi avuto un serrato confronto nella mia stanza: mi sono sentito minacciato e ho reagito in malo modo”.
ALBERTO DORTUCCI - metropolisweb.it

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