Itinerario lungo il “Miglio d’Oro” Ente per le Ville Vesuviane
Il Miglio d'Oro, tratto di strada che da Portici conduce a Torre Annunziata, ha conosciuto nel Settecento un periodo di grande splendore. Un vasto fenomeno urbanistico, avviato dal principe d'Elboeuf, dal Re Carlo e dalla Regina Amalia e favorito dalle esenzioni fiscali, fece nascere nel XVIII secolo, le ville della più illustre nobiltà del Regno, lungo quel tratto della "Strada regia delle Calabrie", ribattezzato "Miglio d'Oro". L'itinerario che prima comprendeva ben 200 ville, di cui oggi 121 sono sotto la tutela dell'Ente Ville Vesuviane, costituisce il primo importante supporto visivo, per godere della vista degli edifici settecenteschi, i cui ampi spazi aperti verso l'esterno, a guisa di vetrina per passanti ed ospiti di prestigio,sottraggono le ville dall'isolamento e rendono questa strada sospesa tra il mare ed il Vesuvio, un percorso ricco di sorprese.Le architetture delle costruzioni sono ideate, infatti, per integrarsi perfettamente con la strada regia, costeggiata
da parchi, da giardini e da spazi di sosta previsti per il movimento delle carrozze, particolarmente intenso durante la villeggiatura estiva e le numerose feste. Gli edifici settecenteschi, molti dei quali sono in via di recupero, non sono però l'unica attrattiva di questa zona. Uno dei possibili tragitti, che va ad integrarsi con quello tradizionale delle ville vesuviane, può partire dalla visita del Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, situato al confine fra i comuni di Napoli e Portici ed allestito nell'antico Opificio borbonico omonimo. Restituito al pubblico dopo anni di restauro, oggi offre la possibilità di vedere una trentina di locomotive e vetture, tutte perfettamente in grado di funzionare, insieme a vecchie lanterne, carrette, magli e due tronconi di binario del primo tratto Napoli-Portici. Altro centro di interesse è l'Istituto Superiore di Agricoltura, che possiede numerose collezioni, la più preziosa delle quali è quella dell'istituto di entomologia agraria, che espone insetti e uccelli rari. Splendida è la collezione dei minerali, tra cui vi è ogni tipo di pietra vesuviana, che consente una rilettura interessante della storia del Vesuvio. Da visitare a Portici è inoltre l'Orto Botanico, magnificamente curato: alle enormi querce fatte piantare dal Re Carlo nella lava aperta dalle mine si affiancano nelle aiuole tante altre piante esemplari. Vicino ad un laghetto artificiale vi sono inoltre due grandi serre, una delle quali assomiglia ad un angolo di deserto messicano. Proseguendo il cammino, Ercolano offre magnifiche ville settecentesche, immagini e mosaici unici, stili di vita testimoniati da splendidi oggetti di arredo, una mostra che, allestita a Palazzo Vallelonga, espone le ultime scoperte archeologiche, ed infine gli scavi tra i migliori conservati di epoca romana.Inoltre, dal primo marzo 2003 è possibile visitare anche la Villa dei Papiri, uno dei siti più importanti dell'età classica, per la prima volta aperta al pubblico dopo duemila anni. La villa, così denominata per il ritrovamento di una ricca biblioteca, composta da 1826 rotoli di papiri, costituiti soprattutto da testi greci, è un esempio di antica e sontuosa dimora romana, il cui arredo è ricco e di grande interesse. Dopo Ercolano altra tappa d'obbligo è Torre del Greco, terza città della Campania ricca di ville e palazzi storici, di tesori d'arte sepolti dalla lava dell'eruzione del Vesuvio del 1794, che oggi possono essere visitati nelle chiese di S. Maria del Principio e di San Michele, che conservano ancora pregevoli affreschi ed altari marmorei del '700. Da vedere il Museo del Corallo e la chiesa sottostante l'omonima Basilica pontificia di S. Croce, il cui campanile barocco haresistito alle varie eruzioni del Vesuvio. Ultima tappa del "Miglio d'Oro" è Torre Annunziata, il cui centro storico, costituito dal sito omano di Oplontis, è dotato delle magnifiche ville di Poppea e di Crassio. La prima, riportata alla luce vent'anni fa ed inserita tra i beni dell'UNESCO, si distingue per la varietà di marmi e sculture, ma anche per le dimensioni non comuni della sua piscina natatoria. Notevoli sono gli affreschi degli ambienti interni, di chiaro stile pompeiano. Dalla Villa di Crassio, sorta nel II sec. a.C. e destinata alle attività produttive, provengono due importanti monili. Il primo, rinvenuto in un ambiente prossimo al peristilio e custodito in una cassa di legno, contiene un cospicuo gruzzolo di monete ed alcuni balsamari di vetro. Il secondo, trovato all'esterno della villa, consiste nel ritrovamento di oltre 40 scheletri soffocati dalle esalazioni delle eruzioni del Vesuvio, molti dei quali portavano monete e gioielli, beni preziosi da portare in salvo nella fuga. L'importanza della scoperta è data soprattutto dal suo valore documentario, che testimonia la diffusione della ricchezza tra le classi medie dell'area vesuviana. Oltre l'area archeologica di Oplontis, Torre Annunziata offre la possibilità di visitare la Real Fabbrica d'Armi, altra prova dei fasti borbonici all'ombra del Vesuvio. L'edificio, voluto da Carlo di Borbone sull'impianto di epoca vicereale di un opificio di polvere da sparo, espone un campionario di sciabole, daghe, baionette, fucili, patrimonio di una archeologia industriale da rivalutare. Il viaggiatore, attraverso la lettura di un paesaggio stratificato da numerose colate laviche, rivive dunque la storia, la cultura ed il costume dei luoghi vesuviani: lungo il "Miglio d'Oro", si rimane rapiti da questo scenario sempre in bilico tra la minaccia delle eruzioni ed il rapimento seduttivo, in cui il Vesuvio funge da raccordo unico tra i vari centri d'arte e da osservatorio privilegiato per Napoli ed il suo golfo.
dal sito dell'Ente Ville Vesuviane
Il Miglio d'Oro, tratto di strada che da Portici conduce a Torre Annunziata, ha conosciuto nel Settecento un periodo di grande splendore. Un vasto fenomeno urbanistico, avviato dal principe d'Elboeuf, dal Re Carlo e dalla Regina Amalia e favorito dalle esenzioni fiscali, fece nascere nel XVIII secolo, le ville della più illustre nobiltà del Regno, lungo quel tratto della "Strada regia delle Calabrie", ribattezzato "Miglio d'Oro". L'itinerario che prima comprendeva ben 200 ville, di cui oggi 121 sono sotto la tutela dell'Ente Ville Vesuviane, costituisce il primo importante supporto visivo, per godere della vista degli edifici settecenteschi, i cui ampi spazi aperti verso l'esterno, a guisa di vetrina per passanti ed ospiti di prestigio,sottraggono le ville dall'isolamento e rendono questa strada sospesa tra il mare ed il Vesuvio, un percorso ricco di sorprese.Le architetture delle costruzioni sono ideate, infatti, per integrarsi perfettamente con la strada regia, costeggiata
da parchi, da giardini e da spazi di sosta previsti per il movimento delle carrozze, particolarmente intenso durante la villeggiatura estiva e le numerose feste. Gli edifici settecenteschi, molti dei quali sono in via di recupero, non sono però l'unica attrattiva di questa zona. Uno dei possibili tragitti, che va ad integrarsi con quello tradizionale delle ville vesuviane, può partire dalla visita del Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, situato al confine fra i comuni di Napoli e Portici ed allestito nell'antico Opificio borbonico omonimo. Restituito al pubblico dopo anni di restauro, oggi offre la possibilità di vedere una trentina di locomotive e vetture, tutte perfettamente in grado di funzionare, insieme a vecchie lanterne, carrette, magli e due tronconi di binario del primo tratto Napoli-Portici. Altro centro di interesse è l'Istituto Superiore di Agricoltura, che possiede numerose collezioni, la più preziosa delle quali è quella dell'istituto di entomologia agraria, che espone insetti e uccelli rari. Splendida è la collezione dei minerali, tra cui vi è ogni tipo di pietra vesuviana, che consente una rilettura interessante della storia del Vesuvio. Da visitare a Portici è inoltre l'Orto Botanico, magnificamente curato: alle enormi querce fatte piantare dal Re Carlo nella lava aperta dalle mine si affiancano nelle aiuole tante altre piante esemplari. Vicino ad un laghetto artificiale vi sono inoltre due grandi serre, una delle quali assomiglia ad un angolo di deserto messicano. Proseguendo il cammino, Ercolano offre magnifiche ville settecentesche, immagini e mosaici unici, stili di vita testimoniati da splendidi oggetti di arredo, una mostra che, allestita a Palazzo Vallelonga, espone le ultime scoperte archeologiche, ed infine gli scavi tra i migliori conservati di epoca romana.Inoltre, dal primo marzo 2003 è possibile visitare anche la Villa dei Papiri, uno dei siti più importanti dell'età classica, per la prima volta aperta al pubblico dopo duemila anni. La villa, così denominata per il ritrovamento di una ricca biblioteca, composta da 1826 rotoli di papiri, costituiti soprattutto da testi greci, è un esempio di antica e sontuosa dimora romana, il cui arredo è ricco e di grande interesse. Dopo Ercolano altra tappa d'obbligo è Torre del Greco, terza città della Campania ricca di ville e palazzi storici, di tesori d'arte sepolti dalla lava dell'eruzione del Vesuvio del 1794, che oggi possono essere visitati nelle chiese di S. Maria del Principio e di San Michele, che conservano ancora pregevoli affreschi ed altari marmorei del '700. Da vedere il Museo del Corallo e la chiesa sottostante l'omonima Basilica pontificia di S. Croce, il cui campanile barocco haresistito alle varie eruzioni del Vesuvio. Ultima tappa del "Miglio d'Oro" è Torre Annunziata, il cui centro storico, costituito dal sito omano di Oplontis, è dotato delle magnifiche ville di Poppea e di Crassio. La prima, riportata alla luce vent'anni fa ed inserita tra i beni dell'UNESCO, si distingue per la varietà di marmi e sculture, ma anche per le dimensioni non comuni della sua piscina natatoria. Notevoli sono gli affreschi degli ambienti interni, di chiaro stile pompeiano. Dalla Villa di Crassio, sorta nel II sec. a.C. e destinata alle attività produttive, provengono due importanti monili. Il primo, rinvenuto in un ambiente prossimo al peristilio e custodito in una cassa di legno, contiene un cospicuo gruzzolo di monete ed alcuni balsamari di vetro. Il secondo, trovato all'esterno della villa, consiste nel ritrovamento di oltre 40 scheletri soffocati dalle esalazioni delle eruzioni del Vesuvio, molti dei quali portavano monete e gioielli, beni preziosi da portare in salvo nella fuga. L'importanza della scoperta è data soprattutto dal suo valore documentario, che testimonia la diffusione della ricchezza tra le classi medie dell'area vesuviana. Oltre l'area archeologica di Oplontis, Torre Annunziata offre la possibilità di visitare la Real Fabbrica d'Armi, altra prova dei fasti borbonici all'ombra del Vesuvio. L'edificio, voluto da Carlo di Borbone sull'impianto di epoca vicereale di un opificio di polvere da sparo, espone un campionario di sciabole, daghe, baionette, fucili, patrimonio di una archeologia industriale da rivalutare. Il viaggiatore, attraverso la lettura di un paesaggio stratificato da numerose colate laviche, rivive dunque la storia, la cultura ed il costume dei luoghi vesuviani: lungo il "Miglio d'Oro", si rimane rapiti da questo scenario sempre in bilico tra la minaccia delle eruzioni ed il rapimento seduttivo, in cui il Vesuvio funge da raccordo unico tra i vari centri d'arte e da osservatorio privilegiato per Napoli ed il suo golfo.
dal sito dell'Ente Ville Vesuviane
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