venerdì 14 gennaio 2011

AVVISO DI INSURREZIONE parte XIII: referendum un uomo da bruciare

VOLETE VOI LAVORARE DI PIU’ E GUADAGNARE DI MENO O PREFERITE RIMANERE SENZA LAVORO E SENZA PROSPETTIVE DI TROVARNE UN ALTRO?

Prima di rispondere pregasi leggere breve estratto di atto notarile relativo ad eredità Agelli: ….nell’accordo del 2004 all’articolo VI si stabilisce che «Madame Y» (cioè Margherita) «si impegna a versare … un importo netto di (omissis) tutti i mesi a (omissis) (la Società)». Sono i soldi (770 mila euro mensili) che Margherita gira alla madre in contropartita dell’usufrutto su una lunga serie di beni. Ma, appunto, a incassare il vitalizio (9,2 mi­lioni di euro annui) non è Marella diretta­mente ma una società, tuttora sconosciuta…

Qui copia originale del documento

Grande attesa ieri alla taverna dei cattivi metallurgici circa il pronunciamento del noto beone sull’imminente referendum, per verificare se si sarebbe allineato alle coraggiose posizioni di Fassino, Chiamparino, Renzino (il sindachino fiorentino)

Compagni, amici, fratelli, soldati della rivoluzione. Innanzitutto mi preme esprimere qui pubblicamente la mia solidarietà a quell’autentico Fantozzi del terzo millennio che è quel povero (povero davvero, a dispetto del cachet) Marchionne, il quale non è altro che un servo, benché ben retribuito, adibito a fare da parafulmine umano (e lo fa molto bene) di un sistema asservito al capitale, al mercato, alla proprietà.

Il nemico non è Marchionne: costui è solo un facente funzioni, un mero esecutore, colui che non può fare altrimenti. Il nemico è il mercato, che viene accettato con fatalismo e rassegnazione come se fosse una legge della fisica, la forza di gravità, una calamità naturale, mentre il mercato è un’invenzione dell’uomo; è qualcosa deciso dagli speculatori finanziari, i soli a guadagnare da ‘questa’ globalizzazione.

Fatemi capire a chi altri porta vantaggi, dove stanno gli aspetti positivi di questo ‘cambiamento’ che promette il portavoce Marchionne. Si schiaccia, si umilia, si ricatta una classe lavoratrice che già ora fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, viaggiando intorno ai mille euro al mese, minacciando di farla finire sul lastrico se non si piega, se non mette nero su bianco: signorsì padrone. Una classe lavoratrice costretta a condurre un’esistenza reificata, pura protesi di macchinari , che le spezza la schiena, le braccia, i muscoli in cambio di un assegno che le consente a malapena di sopravvivere, che per il tempo ‘libero’ non le lascia risorse per libri, cinema e teatro, ma le consente solo un giro all’hard discount e la televisione (la televisione! con quei bei programmi che fanno!).

E questa sarebbe vita? Si rimpinguano le tasche di un tapino, servo fra i peggior servi del sistema, che per sua stessa ammissione non fa mai vacanze, veste malissimo, consuma le sue giornate e i suoi polmoni fra 70 sigarette al dì, riceve parolacce, improperi, minacce, invettive e, quel che è peggio, i complimenti e l’apprezzamento di Sacconi e Cicchitto.

Tutti questi sacrifici umani per ottenere che cosa? Per produrre medicinali, farmaci salvavita, per sfamare il pianeta, per combattere l’inquinamento? Insomma, per contribuire ad un progetto di progresso, di benessere dell’umanità? Niente di tutto questo: per produrre gingilli per supercafoni, quei gipponi che ingombrano, inquinano, consumano più di quanto dovrebbe un razionale e ragionevole mezzo di locomozione. Ditemi dov’è l’aspetto positivo, perché io non lo vedo. I rialzi in borsa? L’arricchimento degli speculatori? La finanza che brinda ancora? Ma solo gli speculatori, che tuttavia vivono anch’essi su questo pianeta e respirano la stessa aria, dovrebbero essere contenti, tifare per il sì …

Questa vicenda illustra perfettamente la follia del sistema. Ricordo che un’azienda non è solo dei soci, degli azionisti, dei manager, ma soprattutto di chi vi lavora. Se vincesse il no non sarebbe affatto finita. I legittimi proprietari, gli operai, potrebbero, dovrebbero occupare lo stabilimento, sollevare un caso nazionale, chiamare a raccolta ogni realtà antagonista, organizzare una ‘nuova’ marcia dei 40.000, imporre di riaprire la trattativa puntando a un ripensamento, una riconversione che miri ad un diverso progetto, modelli meno inquinanti, un nuovo piano di mobilità sostenibile, denunciando l’inanità della politica industriale nazionale di un governo imbelle, che magari proprio su questo potrebbe cadere …

Non sottovalutiamo la forte valenza simbolica di questo referendum. La vera posta in gioco è ben altra. Si tenta di estorcere ai lavoratori l’assenso per introdurre il peggior autoritarismo in fabbrica e poi in ogni altro luogo di lavoro. Il vero quesito non è: volete voi l’investimento a Mirafiori?

Ma bensì, volete voi una vita di merda, un mondo di merda? Sì o no? Scappa fuggi e salva qualche cosa in te, e non lasciarli fare, non diventare un uomo da bruciare …

dal genio sconfinato del nostro lampadiere Pococurante

da http://www.esserevento.it/?p=5758

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